Il 2 febbraio 2021 Mons. Domenico Battaglia ha iniziato il suo servizio come pastore della Chiesa di Napoli. Il giorno, in cui si celebra la Festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio, è stato scelto per le tante suggestioni che reca con sé: dal simbolo delle candele, segno della luce di Cristo che splende nelle tenebre, a quello dell’ingresso nel Tempio, immagine della comunità in cammino con e dietro al Signore.
Alla celebrazione liturgica – evento importante per la vita della comunità ecclesiale – che si è tenuta alle ore 17.00 in Cattedrale, il nuovo Arcivescovo ha accompagnato altri segni di luce e di speranza, i quali hanno avuto luogo nella mattinata dello stesso giorno.
Tutti gli incontri sono avvenuti in forma privata, lontano da telecamere e mezzi di comunicazione.
In tutte le tappe del suo itinerario don Mimmo è stato accolto dal parroco del luogo e accompagnato da un presbitero giovane e da un presbitero anziano unitamente ad un giovane e una giovane: si è trattato infatti non solo di un pellegrinaggio personale ma di un esodo comunitario che ha visto insieme, presbiterio e laicato, camminare con l’Arcivescovo verso le periferie esistenziali.
Tutti coloro che l’Arcivescovo ha incontrato nel suo “pellegrinaggio”, lo hanno poi accompagnato nel suo ingresso nella Cattedrale: don Mimmo, nella festa della Candelora, che presenta al tempio il Cristo presente nell’uomo ferito, nella persona marginale, nei più poveri, in che fa fatica, manifestando il desiderio di una Chiesa viva che parta dagli ultimi per arrivare a tutti.
LE TAPPE E GLI INCONTRI
- La giornata di don Mimmo è iniziata con la visita e la preghiera delle Monache di Clausura Sacramentine presso la chiesa di San Giuseppe dei Ruffi: un momento fondamentale, con il quale ha voluto affidare il suo ministero e la Chiesa di Napoli alla preghiera delle religiose, nella consapevolezza che l’origine e la fonte di ogni azione missionaria della Chiesa è nell’incontro con l’amore sorgivo di Dio, da cui tutto nasce e a cui tutto conduce.
- Don Mimmo alla stazione della Metro di Piscinola, ha salutato la famiglia Della Corte che, con un progetto di solidarietà, ha trasformato un’area limitrofa a quella in cui è avvenuta l’uccisione del padre e marito, Franco, in un parco giochi per bambini. È la storia di una vittima innocente, che rappresenta il mondo di chi è oppresso dalla violenza, dalla criminalità, dalla devianza.
- Don Mimmo nella zona dei Camaldoli ha incontrato E. D., una ragazza nigeriana arrivata in Italia nel 2016 dopo un lungo viaggio di sfruttamento e violenze ripetute. Giunta nel nostro Paese ha scoperto di avere l’AIDS e, dopo un momento di disperazione, grazie all’accoglienza nella “Casa Famiglia Riario Sforza” della Caritas Diocesana di Napoli, gestita dalle Suore Vincenziane, ha ricominciato a sperare e a sognare. Nella carne di E. sono impresse le ferite della migrazione, dello sfruttamento e della violenza sulle donne, dell’emarginazione connessa alla malattia e allo stesso tempo la speranza di Napoli, città del mediterraneo, che si è fatta per lei casa accogliente.
- Don Mimmo è andato a San Giovanni a Teduccio nell’Associazione “Figli in famiglia”: ha incontrato una bambina che, condividendo con tanti suoi coetanei la fatica di crescere in un territorio ferito e periferico, rappresenta per la comunità diocesana e per l’intera città un appello a farsi carico della speranza e dei sogni dei più piccoli, attraverso un’ attenzione costante alle problematiche educative e sociali.
- Don Mimmo ha pranzato al Binario della Solidarietà, una realtà della Caritas Diocesana di Napoli che, grazie alla collaborazione delle Suore della Carità si occupa specificamente dei Senza Dimora accompagnandoli in un percorso di reinserimento sociale, fatto di dignità, autonomia e integrazione: don Mimmo ha condiviso con loro un momento di intimità e convivialità.
- Nel pomeriggio, all’esterno della Cattedrale, don Mimmo ha incontrato alcuni ospiti del Centro di Pastorale Carceraria e un giovane napoletano proveniente dall’Istituto Penale Minorile di Nisida: la loro presenza è il segno di una Chiesa che vuole accompagnare il recupero umano e l’integrazione sociale di coloro che, dopo aver pagato i debiti con la giustizia, vogliono vivere nella legalità. L’Arcivescovo si è intrattenuto anche con una ragazza con sindrome di Down proveniente da Scampia sottolineando l’importanza dell’attenzione alle persone con disabilità e la necessità della loro inclusione nella Chiesa e nella società.