Negli ultimi vent’anni le richieste di nullità di matrimonio in primo grado giunte al Tribunale ecclesiastico campano sono passate da poco più di 50 nel 1990 a quasi 200 nel 2012, cioè sono quadruplicate. Nel 2013 ci sono state 170 pratiche di primo grado (un po’ in meno del 2012 ma per un cambio di procedure) e 511 di appello.
Anche in questo caso c’è un aumento notevole delle richieste nell’ultimo ventennio: le pratiche in appello nel 1990 erano circa 100, quindi cinque volte di meno. Delle pratiche di primo grado esaminate nel 2013 l’86% si sono risolte con esisto affermativo, con esito negativo il 6 per cento, mentre l’8 per cento sono state archiviate.
Per quanto riguarda l’appelllo invece, l’89 per cento sono state ratificate, l’8 per cento rinviate e il 3 per cento archiviate.
Tale distinzione va fatta perchè il Tribunale ecclesiastico regionale campano è referente in primo grado per Napoli e Caserta e di appello per Benevento, Salerno, Calabria, Basilicata e Sicilia. Una mole di lavoro che ha prodotto complessivamente, al 31 dicembre 2012, 594 pratiche pendenti di cui 514 in primo grado e 80 in appello.
I dati sono stati presentati il 26 febbraio al Museo diocesano, in largo Donnaregina, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario con la presenza del cardinale Sepe, del presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, Francesco Coccoplmerio, del vescovo di Pompei monsignor Tommaso Caputo, del vicario giudiziale, Mons. Erasmo Napolitano e la prolusione di Francesco Paolo Casavola.
Ma quali sono i principali capi di nullità?
«Fra i motivi principali per cui si chiede l’annullamento del vincolo, che consente quindi di risposarsi in chiesa – spiega Sergio Marrama, dirigente di cancelleria del Tribunale campano – c’è l’esclusione dell’indissolubilità (ossia quando uno dei due coniugi, prima di sposarsi, pensa che il matrimonio si possa sciogliere, ma non lo dice, ndr).
Al secondo posto c’è l’esclusione della prole, al terzo l’incapacità di assumere gli obblighi essenziali (assistenza morale della famiglia nella maggior parte dei casi per ragioni pschiche) al quarto il grave difetto di discrezione di giudizio, ossia rivelarsi diversi da come ci si è mostrati per gravi motivi come ad esempio schizofrenia, tossicodipendenza, dipendenza dal gioco; seguono poi gli altri casi come l’esclusione della fedeltà.
I motivi principali per cui si richiede la nullità è diverso tra uomini e donne: i primi in genere la chiedono per risposarsi, le donne invece per il desiderio di sentirsi a posto con la coscienza.
L’attività del tribunale ecclesiastico è diversa rispetto ai tribunali civili, è regolata da leggi proprie con un proprio codice deontologico che attinge direttamente dal Vangelo.
L’indagine sulla validità del matrimonio nel processo canonico tende all’accertamento della verità. Per quanto riguarda i costi, le spese processuali fissate dalla Cei sono di 525 euro. Mentre gli onorari degli avvocati vanno da un minimo di 1500 ad un massimo di 3000.
Chi non ha la possibilità si può avvalere dell’avvocato d’ufficio.
«Tutti – ha sostenuto il cardinale Sepe – vorrebbero processi più brevi in vista del bene dei singoli e della comunità, ma non sempre ci si riesce.
Spero in uno snellimento dei tempi di conclusione delle cause in modo da rispettare chi, a volte, vive per troppo tempo in situazioni di precarietà». Proprio per andare incontro a queste esigenze – ha spiegato mons.
Napolitano – !abbiamo dato vita ad un urgente e puntuale programma di lavoro che ha richiesto, tra l’altro, un aumento delle ore di attività, da 25 a 31 ore settimanali e l’apertura del Tribunale anche di pomeriggio, oltre alla nomina di nuovi giudici».