PROCESSIONE DEL SANTO PATRONO E MARTIRE GENNARO

Sabato 4 maggio alle ore 18.38 si è rinnovato il prodigio della liquefazione - l'omelia dell'Arcivescovo don Mimmo Battaglia

Traslazione delle reliquie di San Gennaro

Basilica di Santa Chiara, 4 maggio 2024

omelia

Processione. È l’atto che abbiamo appena compiuto questo pomeriggio, incamminandoci per le strade del centro antico come Chiesa, come Popolo, nella certezza di non essere soli ma di vivere dentro una compagnia più vasta, quella dei fratelli e delle sorelle che con la testimonianza della vita e del loro sangue ci hanno preceduto nel cammino affascinante e tortuoso della sequela, del discepolato, del camminare insieme, sulle orme del Crocifisso Risorto. Processione viene da “procedere” che vuol dire “andare avanti, continuare il cammino” ma implica semanticamente un altro termine, che è “provenire”: venire da e andare verso. Senza queste due consapevolezze il cammino diventa un vagare e il pellegrinaggio si tramuta in vagabondaggio. Ma noi non siamo e non vogliamo diventare vagabondi inconsapevoli ma pellegrini dalle certezze solide e dai sogni grandi, perché coscienti della storia che li precede e del sole luminoso che ha generato il procedere della loro esistenza personale e comunitaria, il sole della Resurrezione!  Camminare in processione è infatti il segno liturgico di questa grande verità: sappiamo da dove veniamo, sappiamo dove andiamo e di conseguenza sappiamo come abitare la terra e il tempo in cui il Signore ci ha posti perché abbiamo una bussola che ci consente di farlo, il Vangelo! E quando lo scoraggiamento ci afferra sappiamo anche che tenere fisso lo sguardo su Cristo ci rialza, e guardare alla testimonianza di chi lo ha seguito fino alla fine ci ritempra, rinnovando l’entusiasmo in quel sogno di cui il sangue del Vescovo e Martire Gennaro è segno! Non dimentichiamolo mai: questo sangue è il segno di un sogno di salvezza, di speranza, di fiducia; non è un oracolo da consultare ma una bussola da seguire perché sempre ben orientata a Cristo, origine e meta del nostro cammino, della nostra storia, della storia del mondo!

Fratelli e sorelle, oggi il Signore parla al nostro cuore e al cuore della nostra chiesa raccontandoci come il suo amore e la nostra gioia rappresentano un connubio indissolubile, al punto tale che nel credente se vi è l’uno vi è anche l’altra, quasi come se la gioia confermasse – come frutto spontaneo e visibile – l’accoglienza dell’amore, il germogliare della Parola nell’esistenza, diventandone in qualche modo un sigillo di garanzia, un’autentica sicura del discepolato. Tante volte corriamo il rischio di dimenticarlo e di vestire la nostra fede con panni mesti e vestiti scuri, privandola di quei colori lucenti e di quei profumi gioiosi che rimandano direttamente al giardino pasquale, all’ora e al luogo in cui la gioia cristiana è sorta come un sole senza tramonto. Il motivo della nostra gioia risiede infatti nel dono di amore gratuito e totale che Dio ci dona, in una circolarità misteriosa e affascinante, attraverso il nostro rapporto con il Cristo Risorto, da cui siamo amati infinitamente.  “Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi…rimanete nel mio amore”: è come se Gesù volesse dire che l’amore ricevuto dal Padre non lo ha tenuto per sé, non ne ha fatto un tesoro geloso ma lo ha condiviso totalmente, fino al dono della sua vita, mostrando anche plasticamente cosa significa amare: donarsi, servire, lavarsi i piedi gli uni gli altri, gareggiando nel servizio e nel dono reciproco! Gesù lo ha mostrato chiaramente nel capitolo 13 di questo stesso Vangelo, chinandosi sui discepoli, indossando il paramento sacro del grembiule, afferrando la brocca e il catino, lavando loro i piedi e chiedendo di fare altrettanto. Sorelle e Fratelli carissimi, la nostra accoglienza dell’amore di Dio è reale, credibile e autentica solo quando genera dinamiche di servizio nei confronti degli altri, parole e azioni di dono e condivisione verso coloro che la vita pone sul nostro cammino. L’unico comando che ci ha lasciati a sintesi di ogni altra indicazione, consiglio, comandamento è infatti questo, “amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”.  Questo è e sarà sempre il suo unico e primigenio comandamento!

Il comandamento dell’amore, poi, diventa vocazione: siamo stati scelti da Lui per amarlo e servirlo amando e servendo gli altri, senza riserve, con “spreco di generosità”. E sapete perché? Perché impariamo ad amare soltanto facendo esperienza dell’amore: per questo senza la sua scelta, senza la scelta di amarci e di sognarci accanto a Lui come amici, fratelli e compagni, non avremmo mai potuto scegliere a nostra volta di seguirlo, donando a nostra volta la vita!   E donandola nella gioia:  “vi ho detto queste cose perché la mia gioia” – la gioia stessa del Cristo, una gioia messianica – “sia in voi e la vostra gioia sia piena”. La gioia messianica del Risorto, infatti, anche in mezzo alle difficoltà dell’esistenza, dona al cuore una letizia tale che consente di superare ogni difficoltà, ogni tristezza, ogni avversità! Si, possiamo pensare fratelli e sorelle che anche il cuore del Martire Gennaro, come quello di ogni discepolo fedele, è stato un cuore traboccante di gioia, persino dinanzi all’ora del martirio!

Il comandamento dell’amore è un precetto dagli orizzonti vasti, che lascia a ciascuno la libertà di incarnarlo nella propria vita in un modo peculiare, creativo, generativo, a seconda della propria vocazione, del proprio temperamento, della storia particolare di ciascuno e dello spazio e del tempo in cui il Signore lo pone. Per questo il frutto che il Signore ci chiede di portare, rimanendo nel suo amore, non è un frutto generico e massificante, ma un frutto singolare, unico e irripetibile, frutto che è la nostra stessa vita – unica e irripetibile – diventata dono, dono totale, non di qualcosa ma di se stessi: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”.  A tutti i discepoli  infatti è chiesto il dono della vita, dono che porta una frutto duraturo, creativo, singolare: qual è stato ad esempio il modo con cui il Vescovo Gennaro ha portato frutto? Può sembrare una domanda retorica e banale perché il frutto del nostro Patrono è visibile da secoli, nella fede di tanta gente, nell’identità di un intero popolo, nei capolavori di storia e bellezza che in sua memoria sono stati creati, nelle ricorrenze annuali che ne fanno memoria. Ma attenzione: soffermandoci solo su questo correremo il rischio di esserlo davvero banali, se non addirittura di essere superficiali.

Se è storia che la vicenda del suo martirio si inserisce nel contesto delle persecuzioni di Diocleziano, è altrettanto vero che la sua singolare trama, insieme a quella dei suoi compagni, è una vicenda di solidarietà fraterna e di amore generoso. Le fonti agiografiche e gli atti del martirio del Vescovo Gennaro ci raccontano di come egli, senza alcun timore, abbia anteposto il bene dei fratelli alla sua stessa sicurezza, recandosi in visita ad un fratello imprigionato a causa della sua fede in Cristo!  Il suo desiderio di confortarlo, la sua solidarietà audace, il suo non girarsi dall’altra parte condividendo fino in fondo l’amicizia e la comune fede, sono il frutto vero, autentico, duraturo del nostro Martire, un frutto che ancor di più che nel prodigio del suo sangue è visibile nei tanti miracoli di solidarietà che nella nostra citta, spesso nella discrezione e nel nascondimento, si moltiplicano ogni giorno, tenendo in piedi la comunità, attraverso il welfare più solido che ci sia, quello dell’amore condiviso e gratuito!

Si fratelli e sorelle, l’amore è il miracolo più grande del nostro Patrono, la solidarietà evangelica il vero tesoro che ci ha lasciato in dono, la sua capacità di abbandonare perfino la propria sicurezza per soccorre il fratello prigioniero del male e del dolore è il suo prodigio più prezioso!

Per questo, beato Gennaro, come Vescovo di questa chiesa napoletana mi rivolgo a te con cuore fiducioso, sapendoti fratello e padre nella fede, discepolo e testimone che dal cielo continua a camminare accanto ai travagli e alle fatiche della nostra chiesa e del nostro popolo!

Prega per noi martire Gennaro e invoca su di noi il dono dello Spirito Santo affinché, illuminati dal tuo esempio, impariamo con scelte concrete e coraggiose ad uscire dalle nostre abitudini, dai nostri convincimenti di comodo, dai nostri recinti sicuri per annunciare la Parola e condividere la sorte di chi geme nelle tante prigioni di oggi, contagiando le esistenze recluse con la libertà del Vangelo! Forse la prima prigione da visitare con te è proprio la nostra, quella in cui come chiesa spesso ci costruiamo con i nostri atteggiamenti autoreferenziali, con il nostro parlarci addosso, con il nostro trasformare le normali e preziose differenze in ostacoli insormontabili per il cammino della comunione e dell’unità.

Vescovo Gennaro aiutaci a camminare tra i sentieri del tempo e della storia, con lo sguardo fisso sul Signore che hai amato e servito, e con i piedi sempre pronti a raggiungere i fratelli e le sorelle che si trovano nelle prigioni fisiche, interiori, sociali.  Proprio come te, che incurante del pericolo e delle persecuzioni per amore di Dio e dei fratelli non temesti di metterti in cammino e di rischiare la vita per spezzare il pane della Parola ristoratrice ai tuoi fratelli prigionieri a causa del Vangelo e della violenza degli uomini.

Aiutaci a raggiungere coloro che gemono nelle prigioni della solitudine, i tanti anziani e ammalati che a causa della cultura dello scarto vengono messi ai margini da tutti, dimenticati dalla comunità: che il nostro farci prossimi li liberi dalla credenza di essere soli, dia conforto al loro dolore, rigeneri la loro speranza e converta i criteri efficientistici di una società che dimentica troppo spesso che ciò che ci rende umani non è il denaro che riusciamo a guadagnare ma l’amore che siamo capaci di donare! Cammina con noi, Vescovo Gennaro, e donaci la grazia di testimoniare il Vangelo di Cristo, la sua Parola che abbatte ogni muro di inimicizia e di divisione nei tanti ghetti che nella nostra metropoli si creano, ghetti nei  quali sembra non battere mai il sole della giustizia, soprattutto per tanti bambini, ragazzi e giovani costretti a crescere in territori difficili, con meno possibilità dei loro coetanei: fa che la presenza della comunità cristiana in queste tante periferie continui ad essere lievito di giustizia e sale capace di condire con il sapore della speranza ogni periferia, sociale ed esistenziale!

Parla insieme a noi, Pastore fedele, alle coscienze e ai cuori dei piccoli e dei grandi potenti, di chi ha in mano l’economia, di chi amministra il bene comune, di chi governa le nostre città e il nostro paese: rendi chiara, forte e libera la nostra voce affinché pronunci parole coraggiose, che gli consentano di resistere e di vincere le tentazioni del potere, aiutandoli ad uscire dalle prigioni dei tatticismi, degli interessi particolari, dei politicismi che più che guardare ai bisogni della comunità – e di chi in essa è tra gli ultimi e i marginali  – guardano alla preservazione della propria posizione di prestigio!

E infine, Testimone dal sangue fecondo, prega con noi, e aiutaci a pregare senza mai stancarci affinché in questa tua città mai più scorra sangue innocente, affinché la nostra Europa, la Terra Santa, e in tutto il mondo, cessino i conflitti fratricidi, le azioni di guerra, le operazioni terroristiche, e il Sole della Pace, quello che ti ha spinto a donare la vita e che ora contempli in eterno, dirami ogni nuvola di violenza, asciughi ogni lacrima di dolore, disarmi con il perdono ogni desiderio di vendetta! Si, che la testimonianza del tuo sangue, ci raggiunga nelle prigioni delle nostre menti rassegnate e dei nostri cuori induriti e ridesti l’animo di tutti alla certezza che l’amore vince sempre e che saranno le parole del bene, della bellezza, della bontà a scrivere il finale della storia!

Amen!

————————————

Tradizionale, solenne processione del Busto di San Gennaro e delle Ampolle contenenti il Sangue del Martire, dalla Chiesa Cattedrale alla Basilica di Santa Chiara, sabato 4 maggio 2024 a partire dalle ore 17,00.

La processione si svolge in ricordo della traslazione delle Reliquie del Santo dal Cimitero sito nell’Agro Marciano, nel territorio di Fuorigrotta, alle Catacombe di Capodimonte, e fu detta «degli infrascati» per la consuetudine del clero partecipante di proteggersi dal sole coprendosi il capo con corone di fiori. Ne è memoria la corona in argento che sovrasta il tronetto sul quale viene posta la teca con il Sangue del Santo, che porta al centro un enorme smeraldo, dono della Città, di provenienza centroamericana.

       L’Arcivescovo don Mimmo Battaglia, alle ore 17.00, dopo essersi recato nella Cappella del Tesoro, accolto dall’Abate Prelato, monsignor Vincenzo De Gregorio e dalla Deputazione presieduta dal Sindaco prof. Gaetano Manfredi, procederà all’apertura della cassaforte che custodisce le Reliquie del Santo.

Verranno portati in processione anche i simulacri di alcuni Santi compatroni della Città. La processione sarà preceduta da un breve momento di preghiera guidato dall’Arcivescovo. Il corteo processionale si snoderà per via Duomo, proseguendo lungo via San Biagio dei Librai, piazza San Domenico Maggiore e via Benedetto Croce, fino alla Basilica di Santa Chiara. Lungo il percorso i Parroci del territorio attraversato onoreranno il Santo Patrono con l’offerta dell’incenso e il suono delle campane. Il corteo processionale sarà accompagnato dalla Fanfara dei Carabinieri.

       Nella Basilica di Santa Chiara, alle ore 18, avrà inizio la Celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo e saranno elevate preghiere per la prodigiosa liquefazione del Sangue del Santo.

Per tutta la settimana seguente, nella Cappella del Tesoro (tranne il sabato e la domenica) ogni giorno, sarà venerata la Teca contenente le Ampolle del Sangue di San Gennaro.

condividi su