Responsabilità sociale e tutela del bene comune

3 dicembre
Basilica di San Giovanni MaggioreRESPONSABILITÀ SOCIALE
E TUTELA DEL BENE COMUNE Carissimi amici e illustri professionisti,
sono felice di incontrarvi, soprattutto in questo mese di dicembre che riveste un significato molto importante. Siamo, infatti, alla fine di un altro anno, non meno duro e faticoso dei precedenti, e ci prepariamo a quello nuovo che, sostenuto dalla celebrazione del Natale, contemplazione del Figlio di Dio incarnato, ci fa guardare avanti con speranza.1. Il 2013 che sta terminando è stato anch’esso contrassegnato pesantemente dalla durezza della crisi economica che, nel nostro Sud, ha prodotto effetti più devastanti, perché si è sommata alle debolezze già esistenti. Le speranze che potevano essere riposte in settori come il turismo e l’agricoltura rischiano di essere minate: il primo perché il nostro patrimonio culturale si sgretola – basti pensare alla situazione gravissima di Pompei – e la seconda perché l’inquinamento e lo smaltimento illecito dei rifiuti è una realtà allarmante e – non ho esitazione a dirlo – mortale!
Su tutto domina la questione più grave, cioè la malavita organizzata, la quale ha inquinato i nostri territori, soffoca le iniziative imprenditoriali e scoraggia un afflusso turistico, impedendo alle nostre “eccellenze”, uniche al mondo, di fungere da risorsa di benessere e sviluppo a cui sarebbero destinate.2. Possiamo mai rassegnarci a questo stato di cose e affermare sconsolatamente che non c’è alcun rimedio? Possiamo rifugiarci nell’alibi della crisi e attendere che qualcuno dall’esterno ci risolva i problemi? Lasciatemelo dire: Napoli non è molto amata, né da chi vive nelle altre città d’Italia, né dai napoletani stessi! Da quelli di fuori perché sanno che se Napoli prendesse coscienza del suo valore diventerebbe fortissima; dai napoletani perché non la conoscono, non se ne curano e non la considerano la carta vincente per il loro presente e, soprattutto, per il loro futuro.
Questo è il motivo per il quale ìndico nella mia ultima Lettera pastorale che occorre fare un vero atto d’amore nei confronti della città e di tutto il territorio regionale. Un vero atto d’amore che non può esaurirsi nel magnificare il bel clima, il mare, la calorosità del nostro popolo, ma deve tradursi in operosità.
La crisi che stiamo attraversando – come da più parti si ammette – non è soltanto di carattere economico, ma soprattutto sociale e culturale: coinvolge Nord e Sud e non risparmia nessuno. Perciò c’è bisogno di uno sforzo corale, mettendo da parte meschinità e gretti interessi. Dobbiamo lavorare, insomma, per il “bene comune”, cioè «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente», come ci insegna il Concilio Vaticano II nella costituzione Gaudium et spes al numero 26.3. Consentitemi adesso di rivolgervi parole di speranza, sulla scia di quanto il profeta Geremia, alla fine del capitolo 31, diceva con enfasi a un popolo sfiduciato: «Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali la città sarà riedificata per il Signore, dalla torre di Cananèl fino alla porta dell’Angolo». Impegniamoci responsabilmente, allora, a riedificare questa nostra città, cominciando nel nome del Signore che viene a visitarci e del quale tra qualche settimana celebreremo la Natività.
Vi auguro, pertanto, di trovare la forza e l’ingegno per contribuire con decisione al cambiamento e al progresso di Napoli e del suo hinterland, affinché i cittadini ritrovino l’orgoglio dell’appartenenza e si riapproprino di quella civiltà che esemplare per il mondo intero!

condividi su