S. Crescenzio – Mandato agli Operatori pastorali

Cari Sacerdoti, fratelli e sorelle,         È con grande gioia e sentita fede che questa sera partecipiamo a questa significativa celebrazione eucaristica.         I motivi che ci vedono riuniti tutti attorno alla mensa del Signore sono tre:-         La festività liturgica dell’Esaltazione della Croce.Siamo venuti ad adorare non un pezzo di legno, ma Colui che su di esso è stato inchiodato, ha vissuto le ultime ore della sua vita e vi è morto, divenendo strumento e causa di salvezza per tutti gli uomini. La morte sulla croce è l’esaltazione dell’amore infinito e liberante di Dio che, con la sua morte, ci redime dalla morte, ci ridona la dignità di figli di Dio e ci apre la via della vita nuova, eterna di Dio.-         La memoria del martirio di S. Crescenzio si inserisce nel mistero della Croce e della redenzione. Testimone dell’amore fino alla donazione della vita, Crescenzio, come Gennaro e gli altri martiri che hanno seguito Cristo fino alla croce, costituisce per noi tutti l’esempio della radicalità propria della sequela di Cristo: Chi ama la propria vita la perderà; chi la dona a Dio e ai fratelli guadagnerà la vita eterna. Ringrazio tutti per le preghiere e per gli auguri e formulatimi attraverso il Vicario Generale, S.E. Mons. Di Donna, che ringrazio in modo particolare, assieme a S.E. Mons. Lemmo.-         Il terzo motivo, che rende ancora più piena la nostra gioia in questa celebrazione eucaristica, è l’inizio “ufficiale” dell’anno pastorale della nostra Arcidiocesi. È la prima volta che tutti i rappresentanti della nostra comunità ecclesiale si riuniscono attorno alla mensa eucaristica per cibarsi del Corpo e Sangue di Cristo e irrobustirsi nella fede e nella carità per continuare un cammino di comunione ecclesiale.È un cammino che abbiamo iniziato col Piano pastorale Diocesano, proseguito con le giornate di riflessione e di preghiera nel Convegno di Materdomini e che ora vogliamo applicare tenendo presenti alcune priorità che ci vengono richieste dalla reale situazione del nostro territorio. Nessuna novità in questo programma, ma solo alcune focalizzazioni per animare e rendere più concreta la nostra azione pastorale.         Per raggiungere e realizzare quella “conversione pastorale”, che è a fondamento del nostro essere e agire da cristiani, si rende sempre più necessario agire con spirito autenticamente missionario, acquisendone la opportuna mentalità. Per costituzione e per vocazione siamo missionari, inviati da Cristo a compiere la missione che Egli ci indica, ognuno nel modo assegnatogli e con le modalità che la Chiesa ci propone.         Come possiamo andare, annunciare, evangelizzare se non sentiamo dentro di noi il fuoco di questa nostra vocazione? Come possiamo superare le inevitabili difficoltà che incontriamo nel nostro cammino se non ci rendiamo docili all’azione corroborante dello Spirito che ci dona forza ed entusiasmo?         Certamente dobbiamo continuare a consolidare quanto, con l’aiuto dello Spirito, si è potuto realizzare fino ad ora. Se ci fermiamo un momento a riflettere quanto siamo riusciti a realizzare, il nostro animo si riempie di gioia e gratitudine. Il Signore ci ha mostrato la sua bontà e misericordia accompagnandoci e dirigendoci nel nostro impegno apostolico e realizzando, attraverso noi, tante opere di bene, di carità, di fede e di speranza a favore dei nostri fratelli e sorelle, particolarmente bisognosi della nostra autentica e sentita partecipazione alle loro impellenti e drammatiche esigenze spirituali e umane.         Siano rese grazie a Dio per averci scelti come suoi inviati a seminare la speranza in tanti cuori afflitti e abbandonati da chi, anche per dovere civico, avrebbe dovuto farsi carico dei loro bisogni e agire concretamente per il bene comune, legge fondamentale del vivere civile e rispettosa della dignità di ogni uomo e donna.         Lo Spirito missionario, poi, è a fondamento di quella comunione ecclesiale senza la quale non possiamo dirci autentici discepoli di Cristo. La comunione ecclesiale è un punto nevralgico del nostro essere Chiesa in missione e richiede l’impegno e la collaborazione di tutti perché tutti devono contribuire alla costruzione della nostra Chiesa come casa e scuola di comunione.         Molti passi sono stati fatti su questa strada; ma il cammino è ancora lungo e irto di difficoltà. Dobbiamo proseguire con coraggio senza perdere la speranza e la fiducia nel Signore che guida il nostro cammino.         Ma, come ho già fatto nell’ultimo Convegno di Materdomini nel giugno scorso, vorrei indicare a tutti voi alcune priorità che dobbiamo tenere presenti nella nostra azione pastorale. Si tratta di  linee programmatiche per questo anno pastorale, che sono comuni alla Chiesa italiana e a quella universale.         Ci siamo, infatti, chiesti: come possiamo essere missionari, cioè come “comunicare la fede” (uno dei due pilastri del Piano pastorale diocesano) nella realtà nella quale viviamo? Se siamo missionari, dove dobbiamo andare a evangelizzare? La risposta che ho dato al Convegno di Materdomini è che “tutta la nostra azione missionaria deve concentrare i suoi sforzi e dare priorità al problema dell’educazione. In particolare, bisogna privilegiare il campo educativo nella duplice espressione della famiglia e della scuola”.         La famiglia, perché è alla radice di ogni forma educativa. Essa oggi vive una grave crisi. Il nostro aiuto è quello di farle prendere coscienza della sua grande responsabilità nel trasmettere la verità e i valori della vita. Per tale impresa occorre il concorso di tutti i settori diocesani, guidati dai Vicari episcopali e, in particolare, del settore dei laici, come pure occorre lo sforzo dei Decanati nel promuovere, a seconda delle caratteristiche proprie di ciascun territorio, la pastorale familiare. Il tutto, poi, deve convergere nelle parrocchie, che sono le principali responsabili dell’attuazione del programma familiare.         Lo stesso vale anche per le scuole. È necessario che la pastorale scolastica, già molto attiva, si senta accompagnata dall’azione dell’intera comunità diocesana. I docenti, i genitori e gli studenti; le scuole cattoliche, le associazioni laicali professionali impegnate nella scuola; i catechisti, gli animatori e gli operatori pastorali impegnati nell’educazione e, tra questi e non ultimi, gli insegnanti di religione cattolica, si sentano missionari mandati dal Vescovo a ricostruire il tessuto scolastico.         Per raggiungere questi importanti e difficili obiettivi, è necessario che le nostre forze siano in sinergia, evitando di ignorarsi a vicenda o provocando conflittualità che sarebbero micidiali per la propria missione ecclesiale. Tutta l’azione pastorale diocesana dev’essere coinvolta in questa missione che, perciò, dev’essere bene coordinata e valorizzata.         A questo proposito, nell’ultima riunione del Consiglio Episcopale e del Collegio dei Decani del 9 settembre scorso, si è deciso di creare un gruppo di lavoro col compito di fornire a tutti gli strumenti necessari atti a realizzare quanto ci siamo prefissi per questo anno e, forse, anche per i prossimi anni pastorali.   Cari fratelli e sorelle,         Il cammino è tracciato. Camminiamo insieme come abbiamo fatto finora, vivendo concretamente quella comunione ecclesiale che è la più bella ed efficace testimonianza evangelica che possiamo dare alla nostra gente. Sappiamo che non è facile; ma sappiamo pure che non siamo soli. Il Signore è con noi e lo Spirito ci darà la forza e il coraggio necessari per compiere la nostra missione.         Il Vescovo, a nome di Cristo, vi manda. Andate per tutte le strade, i vicoli, le piazze della nostra Diocesi e annunciate a tutti il Vangelo della salvezza.         Maria, madre della Chiesa, vi assista e vi protegga.                   ‘A Maronna v’accumpagna!
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