San Gennaro, alle 18.38 il miracolo si è ripetuto

Care Eccellenze, Sacerdoti, Diaconi, seminaristi,
         Illustri Autorità civili e militari
         Cari fedeli tutti,
                  È sempre con grande emozione e sincera fede che ricordiamo, nel primo sabato di maggio, la Traslazione delle Reliquie del nostro martire Gennaro dal cosiddetto “agro Marciano”, una località che presumibilmente non doveva essere distante dal luogo del martirio ( avvenuto attorno al 305, sotto Diocleziano ), alle catacombe napoletane, sulla collina di Capodimonte, le quali poi presero il nome di “Catacombe di S. Gennaro”. Il corteo da Pozzuoli dovette raggiungere Napoli attraverso la via collinare di Antignano. Il Vescovo di Napoli, Giovanni I, il 13 aprile, come attesta il nostro Calendario Marmoreo, di un anno compreso tra il 413 – 431, costruì nelle stesse catacombe, un sepolcro dignitoso dove depose il  corpo del Santo. Da allora, “
Con la sua testimonianza di amore a Cristo, Gennaro è diventato non solo cittadino di quella “città santa, Gerusalemme,che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio” ( come abbiamo ascoltato nella 2° lettura – Ap. 21,10) , ma anche cittadino di Napoli, uno di noi, perché continua ad amare e proteggere questa nostra città e la nostra Regione. Anzi, possiamo dire che egli è il nostro pontefice, il mediatore tra noi e Dio, presso il quale intercede per noi come, nei secoli, ha riconosciuto la fede e la pietà del nostro popolo, e ci aiuta a rimanere fedeli a Cristo e al suo Vangelo.
“Se qualcuno mi ama –  abbiamo ascoltato nel brano del Vangelo –  osserverà la mia parola…..”. Amare Gesù significa non solo affetto, ma adesione alla sua persona, partecipazione alla sua vita, condivisione profonda del suo Vangelo. È l’esempio che ci viene dalla vita e dal martirio di Gennaro. Amare Gesù, incontrarlo, dare la propria vita per Lui, è l’impegno di ogni discepolo del Signore, è la testimonianza più alta di chi crede nell’amore e vuole realizzare se stesso nella verità e nella libertà.  Ma è necessario che la nostra fede sia non un vago sentimento, ma una fede amante che coinvolga tutta la nostra esistenza; che si radichi nell’intimità del nostro cuore, in modo che diventi forza viva e vitale e dia senso e valore a tutto il nostro esistere. Noi crediamo per dimostrare di amare; amiamo per credere e dare concretezza alla nostra fede.
Dobbiamo purtroppo costatare che molti oggi non credono perché hanno perso la strada dell’amore. Si è creato come un deficit di speranza, anche tra i nostri giovani, perché in tanti prevalgono disorientamento, ripiegamento su se stessi, ansia e paura per l’incapacità di trovare il proprio posto nella vita, tutto causato da una falsa concezione dell’autonomia che isola la persona e la precipita nella disperazione e nel vuoto.
Oggi, cari amici, abbiamo bisogno di un “respiro” grande e profondo della fede per dare speranza e superare le difficoltà che, in un contesto individualistico, sono presenti nel tessuto sociale e culturale del nostro popolo. Il cristianesimo non è una dottrina o una ideologia, ma è una modalità di vita fondata sull’amore; è religione di valori e di nomi, di storia e di relazioni, di mani che si stringono e di piedi che camminano insieme agli altri per raggiungere la stessa meta, che è il bene di tutti, della società civile come di quella ecclesiale.
È per questo che, come credenti, non possiamo tacere di fronte a situazioni che vedono fortemente compromessa la dignità di tanti condannati dall’egoismo a vivere nella miseria o nella povertà.
Eleviamo , perciò, la nostra preghiera al nostro Santo perché continui a proteggere, come ha sempre  fatto, la nostra  Città, la nostra Regione, tutti gli uomini e donne che vi abitano.
In Lui riponiamo la nostra fiducia e le nostre speranze. A Lui affidiamo le tribolazioni e gli affanni delle famiglie che soffrono per la grave crisi economica e sociale.
Forti di una protezione che non ha mai fatto venire meno, confidiamo nella intercessione di S. Gennaro perché i giovani non perdano mai la speranza e possano realizzare i loro sogni e le loro aspettative. Preghiamolo anche per tanti padri e madri di famiglia che hanno perduto il lavoro; preghiamolo per i tanti imprenditori che sono presi dalla disperazione perché non riescono ad assicurare un salario ai loro collaboratori.
Una particolare preghiera vogliamo rivolgere al nostro Patrono per quanti vivono in assoluta e preoccupante povertà, che non è soltanto di natura materiale perché, in troppi casi, è anche povertà morale, determinata dalla solitudine, dall’abbandono e dalla sofferenza in cui vivono, nell’indifferenza e nell’egoismo dei più.
Chiediamo al nostro Santo la protezione per le tante persone anziane che, per la mancanza di una famiglia o perché cadute in miseria, si ritrovano a vivere da sole, senza affetti, senza un sostegno, senza un sorriso o una carezza, senza una parola di conforto o un gesto di aiuto, spesso anche senza un tetto sotto il quale ripararsi.
Questi nostri fratelli vogliamo mettere nelle mani prodigiose del Santo Martire, perché li protegga e allevi il loro martirio, infondendo nei loro cuori il calore e la forza che sgorgano dal Suo sangue sparso per amore a Cristo e ai fratelli.
Maria SS.ma, Regina dei martiri e Signora di tutto il popolo napoletano, ci protegga con il suo amore materno e ci assista.
Dio vi benedica e
     “A Maronna v’accumpagna”
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