Si è ripetuto a Napoli il prodigio della liquefazione del sangue di san Gennaro. L’annuncio del miracolo è stato dato alle 18:53 nella basilica di Santa Chiara dove le reliquie del santo patrono di Napoli sono state portate in processione dal duomo. Ecco il testo dell’omelia del Cardinale Sepe pronunciato durante la celebrazione:
Cari fratelli e sorelle, È da poco terminata la processione che, partita dalla Cattedrale e attraversando le strade della nostra Città, ha portato le Reliquie del nostro Patrono, il martire Gennaro, in questa splendida Basilica di S. Chiara. Desidero innanzitutto porgere un cordiale saluto a tutti voi che partecipate a questa liturgia, provenienti anche da altre parti dItalia e del mondo e, in particolare gli amici di Ascoli Piceno, diocesi gemella con noi, e quelli provenienti da Castronuovo di Potenza. Un deferente saluto al Sindaco di Napoli, a tutte le Autorità civili e militari, ai cari Amici della Deputazione e del Comitato S. Gennaro, ai giornalisti e agli operatori della comunicazione. A tutti i devoti del nostro Santo un abbraccio fraterno in Cristo Gesù. Nel brano dellApocalisse, che oggi la Liturgia ci ha fatto ascoltare, S. Giovanni ci fa contemplare la Gerusalemme celeste che discende dal cielo, preziosa e bella, protetta da mura con le porte rivolte ai quattro angoli del cielo. È simbolo della Chiesa, della nostra famiglia di fede; la Chiesa come una città, quindi, con le fondamenta su mura solide che sono gli apostoli, i testimoni viventi di Gesù. Come in tutte le città di un tempo, quelle mura e quelle porte assolvono ad una duplice funzione: per un verso, di difesa; per laltro, di apertura verso lesterno, verso gli altri popoli e, quindi, di accoglienza. La festa di oggi ci ricorda che milleseicento anni fa le porte di Napoli si aprirono per accogliere le reliquie di San Gennaro. Un mio predecessore, il Vescovo Giovanni, volle traslare da Agnano a Napoli quelle reliquie, che stavano in un luogo insicuro. La Città le accolse con gioia e spalancò il suo cuore al Santo. Napoli aveva anchessa le sue mura e le sue porte. In parte sono ancora visibili, soprattutto quelle di Porta Capuana, Porta Nolana, PortAlba, Porta San Gennaro. La fede dei Napoletani aveva posto sulle Porte le immagini dei suoi Santi, ma era il Patrono San Gennaro ad abbracciare, consolare ed unire tutti con la sua presenza viva. Il Santo Patrono, che è sempre stato invocato come protettore contro le guerre, le pestilenze, le carestie, le eruzioni del Vesuvio, si rendeva presente, in quella maniera tutta speciale che solo Napoli possiede, mediante quella reliquia viva del Sangue e del Busto che contiene le ossa della testa. Sono il Sangue e le Ossa appartenuti ad una persona realmente esistita, che è stato Vescovo e che è stato martirizzato per la sua fede in Cristo allinizio del IV secolo, durante la persecuzione dellimperatore romano, Diocleziano. È su questa verità, storicamente certa, che si basa la fede dei napoletani. S. Gennaro, dunque, non è un mito! Durante la processione e, ora in questa Basilica, stiamo incrociando il nostro sguardo con quello del nostro Santo. Sul suo volto vediamo riflessa non solo la fede di noi napoletani del nostro tempo, ma anche quella dei nostri antenati che, da più di settecento anni, si sono rivolti al Santo con la confidenza di chi fissa gli occhi negli occhi di una persona amica, di chi aspetta fiducioso e paziente una risposta di coraggio e di consolazione. E San Gennaro ha risposto sempre. Anche e, soprattutto, le Ampolle, ci dicono che il nostro Santo è ancora vivo. Qualcuno guarda per vedere se il sangue si è sciolto, e lo fa forse solo per curiosità. Ma levento soprannaturale va al di là di ogni curiosità e pregiudizio. È molto di più! È il sapere che San Gennaro è presente alla nostra vita e che noi cerchiamo da lui un esempio ed un incoraggiamento. Quel sangue parla di sacrificio, innanzitutto del sacrificio di Gesù Cristo; parla di coraggio, di capacità di affrontare tutto, anche la morte se necessario, per il bene di coloro ai quali si vuol bene. Quel sangue richiama il dono di sé e tutti noi sappiamo bene che la nostra vita ha i momenti più belli, più alti, quando facciamo qualcosa per gli altri, quando affrontiamo anche il sacrificio, quando riusciamo a donare qualcosa di noi agli altri, soprattutto a quanti sono poveri nel corpo e nello spirito, come ci ha insegnato Gesù e come lha testimoniato il martire Gennaro. Cari amici, in questa solenne festa, voglio richiamarvi alcuni particolari di quello che si chiama il Tesoro di San Gennaro. Le reliquie di San Gennaro, ossia il Busto e il Sangue, sono il vero ed autentico Tesoro che possediamo. Il Tesoro di Napoli è qui, su questo altare, davanti ai vostri occhi. Queste reliquie sono state decorate, arricchite di cose belle e di grande valore: oro, argento, diamanti, pietre preziose. Ma non dobbiamo pensare che tutto sia stato fatto semplicemente per adornare e creare una stupefacente opera darte. Infatti, la mitra preziosa del Santo, famosissima in tutto il mondo, è tutta sfavillante di luce. Gli artisti orafi di allora vollero che fossero solo tre i tipi di pietre preziose: i diamanti, perché i diamanti sono indistruttibili, come la virtù della Fede; gli smeraldi, verdi come è verde la virtù della Speranza; i rubini, rossi come la virtù della Carità. Così pure sul famoso Collare di onore vi sono agganciati dei piccoli gioielli che richiamano non la grandezza della Città, ma lintimità della vita di tutti i giorni: ci sono anelli, orecchini e perle donati da sconosciuti o da personaggi ben noti. Ma formano il Tesoro anche croci e anelli episcopali, calici e vesti liturgiche per la Santa Messa. Tutti oggetti che esprimono una fede intensa che non si è mai interrotta. Allora, qual è il vero Tesoro di Napoli? Il Tesoro di San Gennaro? Da credenti, come possiamo rendere tutto questo coerente con il Vangelo, con linvito di Gesù a non contare sulle ricchezze di questo mondo? Ricordavo, prima, che il Tesoro è, innanzitutto, il Busto con il Capo e la teca con il Sangue, custoditi sempre nella nostra Cattedrale, prima nella Cappella del Tesoro Vecchio e ora nella Cappella di San Gennaro. Dinanzi a queste reliquie, ieri come oggi, Napoli sospira, piange e gioisce, dinanzi a queste reliquie si riaccende la speranza, si rafforza la fede, si anima la carità. Il Tesoro, dunque, non è costituito dagli ori e dalle pietre preziose! Il vero Tesoro è quella vita cristiana dei Napoletani che è raffigurata in quelle pietre preziose poste sulla mitra del Santo: Fede, Speranza e Carità. Fra poco tutti voi canterete: Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione nellattesa della tua venuta: è una acclamazione di Fede nella morte e risurrezione di Gesù, di speranza nella sua presenza tra noi, di carità perché lo accogliamo tutti insieme ed uniti per essere la sua Chiesa, la sua Famiglia che cammina nella storia. Se il tesoro costituito dagli oggetti preziosi non è il vero Tesoro e non educa alla fede, allora esso sarebbe inutile e, addirittura, inaccettabile. Queste preziosità possono e devono essere esposte, mostrate, ammirate da e in tutto il mondo; ma sempre per raccontare a tutti: questa la nostra Fede; questa è la Fede dei Napoletani: fede nella Croce di Cristo, che ci rende capaci di affrontare i sacrifici della vita; fede nellamore di Dio che tutti ci unisce e, con la potenza dello Spirito Santo, ci rende Chiesa famiglia di Dio sulla terra; fede nellesempio di San Gennaro, nostro amico e patrono, sempre vicino al cuore di Napoli e dei Napoletani.In questi giorni, ancora una volta, le cronache riportano luttuosi e tragici fatti accaduti nella nostra Città, nelle nostre strade, nei nostri quartieri. Un tempo, quando la notizia di un fatto luttuoso e violento, che lasciava morte e sofferenza, passava da un balcone allaltro o da una bottega alla strada, i nostri vecchi usavano domandarsi
chi sape chi sta chiagnienno? E il pianto e le lacrime sono innanzitutto delle donne: o perché madri o perché figlie o perché spose o perché sorelle o perché, semplicemente, donne! E allora, vedete, non è un caso se a raccogliere il Sangue del Martire Gennaro sia ricordata una donna, che la tradizione chiama con il nome di Eusebia. Non è un caso se Napoli veglia su San Gennaro, ancora oggi e da secoli, con le donne, quelle che noi chiamiamo le Parenti di San Gennaro. Chissà chi sta piangendo!! Per questo faccio, ancora una volta, un forte e pressante appello ai violenti e spargitori di sangue: deponete le armi, arrendetevi alla giustizia e alla legalità; fatelo per la vostra salvezza, per il bene delle vostre famiglie e della nostra città. Abbiate il coraggio di smettere la violenza e di pentirvi; siate uomini. Ricorrete alla intercessione di S. Gennaro. Dio, se volete, è pronto a perdonarvi e ad aiutarvi a cambiare vita.Affidiamo a S. Gennaro e a Maria, Regina di Napoli, le lacrime, di ieri e di oggi, dei bambini innocenti, delle mamme e delle donne sconvolte da tanti dolori e lacerate da tanta violenza omicida. Dio benedica tutti San Gennaro ci protegga e A Maronna caccumpagna!