Santa Messa per tutte le vittime innocenti

Omelia del Cardinale Sepe

Carissimi sacerdoti e fedeli tutti,
Siamo riuniti, assieme a tanti uomini e donne di buona volontà, per celebrare il mistero della morte e resurrezione di Cristo, vittima sacrificale della insipienza e della crudeltà dell’uomo,  e pregare per tutte le vittime innocenti.
Saluto e ringrazio le autorità e, in particolare, il Vice Sindaco di Napoli, dott. Raffaele Del Giudice.
Un saluto di condivisione e di vicinanza desidero rivolgere, a nome della Chiesa di Napoli, alle famiglie colpite nei loro affetti per la perdita di persone care innocenti.
Un saluto cordiale, inoltre, rivolgo ai carcerati e agli ex carcerati presenti: la vostra presenza, favorita dal delegato diocesano per la Pastorale Carceraria e approvata dal Presidente del Tribunale di Sorveglianza, è per tutta la comunità motivo di conforto e di speranza.
Un grazie sentito voglio esprimere a tutti quei sacerdoti, religiosi e parroci, i quali ogni giorno, anche in ambienti non facili, combattono la loro buona battaglia per trasmettere la parola e l’amore di Cristo e per realizzare una società nella quale siano affermate e praticate la legalità, la giustizia, la civile convivenza, il bene comune, il rispetto di ogni persona.
Vogliamo ricordare – affidando le loro anime a Dio della Misericordia e dell’Amore – le vittime della strada e quelle del lavoro, le vittime del dovere e del servizio, le vittime del lavoro domestico, le vittime della delinquenza e della criminalità organizzata, le vittime della violenza aberrante, le vittime delle tragedie naturali, le vittime delle guerre, quelle del terrorismo e dell’emergenza umanitaria che ha trasformato i nostri mari in cimiteri di bambini, uomini e donne, giovani e anziani.
Basta! ho gridato in occasione della festa di San Gennaro, qualche settimana fa. Basta! gridano il nostro popolo, i nostri sacerdoti, la grande folla di giovani, mamme, famiglie e lavoratori onesti, che vogliono vivere nella legalità, nella giustizia e nella pace.
Purtroppo, sono ancora tantissime le morti innocenti. Una strage, una guerra che si combatte ogni giorno in tante realtà del nostro territorio. In tanti casi c’è l’errore umano, ma quasi sempre dietro a queste vite spezzate c’è la scelleratezza dell’uomo.
Sarà l’alcol, sarà la droga, sarà la negligenza, sarà la spregiudicatezza, ma troppo spesso alla base del crimine c’è l’istinto violento, la volontà a delinquere, la vocazione alla prepotenza, il delirio di grandezza e di forza, la sete di sangue e di morte.
Possono essere cause diverse, riferite a situazioni differenti, ma è identico l’esito nefasto che porta alla distruzione della vita di persone innocenti, senza colpa, vittime della follia e della malvagità di alcuni.
Non importa conoscere il numero delle tante tragedie che si consumano ogni giorno nella nostra realtà territoriale. Meno che mai interessano le statistiche. Anche una sola vita umana che si spegne per atto di violenza è offesa a Dio ed è manifestazione di inciviltà e di barbarie.
Purtroppo c’è smarrimento. Per molti è un problema di senso. L’uomo sembra aver perduto la propria identità originaria che lo faceva essere fatto ad immagine e somiglianza di Dio.
Dove sono finiti i valori della vita, della convivenza, dell’appartenenza alla stessa famiglia umana? In molti casi prevalgono il cinismo, la brutalità, la bestialità. E in una società che corre velocemente, distratta e assorbita dal vortice complesso della vita quotidiana, dominata dai problemi del singolo, condizionata dall’egoismo, dall’individualismo e dall’indifferenza, sembra che ci si abitui a tutto, anche alle tante morti di gente innocente che si susseguono con modalità e per cause diverse.
Nell’ultima Lettera pastorale ho scritto che  la nostra comunità “ appare come un deserto quando, anche per i ricorrenti fenomeni di macro e microcriminalità, diventa invivibile e, talvolta, inospitale; luogo di emarginazione, esclusione, ghettizzazione, violenza… essa diventa così come un deserto, una distesa arida e desolata, un territorio indifeso”.
Contro questo rischio immenso e infame vogliamo, anzi dobbiamo, gridare con forza: per carità di Dio fermiamoci a riflettere sul significato della nostra esistenza, sul valore della dignità dell’uomo, sulla bellezza della vita e sulla grandezza e preziosità del dono che Dio ci ha fatto.
Alle Autorità istituzionali chiedo di voler continuare a fare ogni sforzo ed a mettere in campo ogni tentativo, atto a dare sicurezza e serenità ai nostri cittadini, soprattutto in quei territori che presentano particolari criticità di ordine pubblico.
 E a chi ha scelto la strada della delinquenza e della criminalità voglio dire: pentitevi! Lasciate la strada della perdizione! Pensate ai vostri figli e ai vostri cari, che spesso pagano un prezzo troppo alto per colpa vostra. Ricordate che esiste anche per voi la misericordia di Dio!
E a quei giovani che, per rincorrere falsi idoli, per dimostrare forza e potenza, per brama di danaro, stanno sprecando gli anni più belli della propria esistenza, dico con cuore di padre: siete ancora in tempo per cambiare, la strada imboccata è senza futuro, rischiate di essere uccisi e con voi, magari senza colpa alcuna, anche vostri familiari.
Arrendetevi! Non c’è disonore;  anzi ravvedersi significa comportarsi da uomini veri, significa far prevalere lo spessore morale, significa salvare la propria vita e quella degli altri, significa non marcire nelle carceri.
Ricordate che la vostra morte non lascia traccia, ma il sangue versato dagli innocenti è linfa di vita nuova, è il lievito di una società più giusta e migliore, apre alla verità, alla giustizia, alla libertà.
L’auspicio vivo, cari giovani, è che possiate trovare luoghi sani di incontro e di formazione negli oratori delle nostre Chiese, nelle scuole e nelle strutture sportive, in maniera che possiate sottrarvi alle insidie della strada e vivere con gioia e profitto i vostri verdi anni per il vostro futuro, per la vostra sicurezza e la sicurezza di tutta la comunità.
Noi oggi preghiamo per tutte le vittime innocenti e per le loro famiglie, ma preghiamo anche per voi, smarriti e lontani, perché possiate godere della misericordia e dell’amore di Cristo, per diventare dispensatori non di morte ma di altrettanto amore e calore umano.
Noi vogliamo che questa celebrazione diventi occasione di incontro e di preghiera per tutti i familiari delle vittime innocenti, per tutti i fedeli della Diocesi e, se volete, anche per voi che state percorrendo la strada delle tenebre.
Presentatevi a Cristo, senza clamore ma con cuore dolente. Comportatevi da uomini liberi. Deponete le armi della violenza. La vostra non sarebbe una resa ma la vittoria sul male.
E’ con questo spirito che, come questa sera, ogni anno, il 3 novembre, la Chiesa di Napoli celebrerà l’Eucaristia per tutte le vittime innocenti.
Chiediamo al Signore della Vita di benedire i nostri propositi, affidandoci a Colei che partecipò alle sofferenze e alla morte del suo Figlio Innocente.
                            A Maronna c’accumpagna!
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