11 febbraio

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso»

Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXX Giornata Mondiale del Malato. L'equipe per il Sinodo della Pastorale della Salute ha preparato un questionario pre-sinodale

La Chiesa di Napoli è impegnata nel  cammino sinodale promosso dal nostro Arcivescovo Don Mimmo Battaglia in vista di  un significativo rinnovamento pastorale. Scopo della prima fase del cammino sinodale è favorire un ampio processo di consultazione per raccogliere la ricchezza delle esperienze di ciascuno.

Comunione-Partecipazione-Missione sono le coordinate pastorali che muovono il Sinodo. Gesù presenta se stesso come “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6)» e la sinodalità in questa prospettiva è il modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio che realizza il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice.

Il  questionario preparato dal gruppo di lavoro pre-sinodale della Pastorale della Salute in vista delle future assemblee sinodali è Online e anonimo qui

Cliccando sul link si raggiunge il form e al termine viene inviato senza alcuna altra formalità. Tutti sono invitati alla compilazione.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
11 febbraio 2022
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36).
Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità
Cari fratelli e sorelle,
trent’anni fa san Giovanni Paolo II istituì la Giornata Mondiale del Malato per sensibilizzare il
popolo di Dio, le istituzioni sanitarie cattoliche e la società civile all’attenzione verso i malati e
verso quanti se ne prendono cura. [1]
Siamo riconoscenti al Signore per il cammino compiuto in questi anni nelle Chiese particolari del
mondo intero. Molti passi avanti sono stati fatti, ma molta strada rimane ancora da percorrere per
assicurare a tutti i malati, anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed
emarginazione, le cure sanitarie di cui hanno bisogno; come pure l’accompagnamento pastorale,
perché possano vivere il tempo della malattia uniti a Cristo crocifisso e risorto. La 30ª Giornata
Mondiale del Malato, la cui celebrazione culminante, a causa della pandemia, non potrà aver
luogo ad Arequipa in Perù, ma si terrà nella Basilica di San Pietro in Vaticano, possa aiutarci a
crescere nella vicinanza e nel servizio alle persone inferme e alle loro famiglie.
1. Misericordiosi come il Padre
Il tema scelto per questa trentesima Giornata, «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è
misericordioso» (Lc 6,36), ci fa anzitutto volgere lo sguardo a Dio “ricco di misericordia” (Ef 2,4), il
quale guarda sempre i suoi figli con amore di padre, anche quando si allontanano da Lui. La
misericordia, infatti, è per eccellenza il nome di Dio, che esprime la sua natura non alla maniera di
un sentimento occasionale, ma come forza presente in tutto ciò che Egli opera. È forza e
tenerezza insieme. Per questo possiamo dire, con stupore e riconoscenza, che la misericordia di
Dio ha in sé sia la dimensione della paternità sia quella della maternità (cfr Is 49,15), perché Egli
si prende cura di noi con la forza di un padre e con la tenerezza di una madre, sempre desideroso
di donarci nuova vita nello Spirito Santo.
2. Gesù, misericordia del Padre
Testimone sommo dell’amore misericordioso del Padre verso i malati è il suo Figlio unigenito.
Quante volte i Vangeli ci narrano gli incontri di Gesù con persone affette da diverse malattie! Egli
«percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e
guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23). Possiamo chiederci: perché
questa attenzione particolare di Gesù verso i malati, al punto che essa diventa anche l’opera
principale nella missione degli apostoli, mandati dal Maestro ad annunciare il Vangelo e curare gli
infermi? (cfr Lc 9,2).
Un pensatore del XX secolo ci suggerisce una motivazione: «Il dolore isola assolutamente ed è da
questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro». [2] Quando una
persona sperimenta nella propria carne fragilità e sofferenza a causa della malattia, anche il suo
cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso per
tutto quello che succede si fa più urgente. Come non ricordare, a questo proposito, i numerosi
ammalati che, durante questo tempo di pandemia, hanno vissuto nella solitudine di un reparto di
terapia intensiva l’ultimo tratto della loro esistenza, certamente curati da generosi operatori
sanitari, ma lontani dagli affetti più cari e dalle persone più importanti della loro vita terrena? Ecco,
allora, l’importanza di avere accanto dei testimoni della carità di Dio che, sull’esempio di Gesù,
misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della
speranza. [3]
3. Toccare la carne sofferente di Cristo
L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Padre acquista un significato particolare per gli
operatori sanitari. Penso ai medici, agli infermieri, ai tecnici di laboratorio, agli addetti
all’assistenza e alla cura dei malati, come pure ai numerosi volontari che donano tempo prezioso
a chi soffre. Cari operatori sanitari, il vostro servizio accanto ai malati, svolto con amore e
competenza, trascende i limiti della professione per diventare una missione. Le vostre mani che
toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre.
Siate consapevoli della grande dignità della vostra professione, come pure della responsabilità
che essa comporta.
Benediciamo il Signore per i progressi che la scienza medica ha compiuto soprattutto in questi
ultimi tempi; le nuove tecnologie hanno permesso di approntare percorsi terapeutici che sono di
grande beneficio per i malati; la ricerca continua a dare il suo prezioso contributo per sconfiggere
2
patologie antiche e nuove; la medicina riabilitativa ha sviluppato notevolmente le sue conoscenze
e le sue competenze. Tutto questo, però, non deve mai far dimenticare la singolarità di ogni
malato, con la sua dignità e le sue fragilità. [4] Il malato è sempre più importante della sua
malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente,
della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è
possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che
mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia. Per questo auspico che i percorsi
formativi degli operatori della salute siano capaci di abilitare all’ascolto e alla dimensione
relazionale.
4. I luoghi di cura, case di misericordia
La Giornata Mondiale del Malato è occasione propizia anche per porre la nostra attenzione sui
luoghi di cura. La misericordia verso i malati, nel corso dei secoli, ha portato la comunità cristiana
ad aprire innumerevoli “locande del buon samaritano”, nelle quali potessero essere accolti e curati
malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o
per indigenza o per l’esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie. A farne le
spese, in queste situazioni, sono soprattutto i bambini, gli anziani e le persone più fragili.
Misericordiosi come il Padre, tanti missionari hanno accompagnato l’annuncio del Vangelo con la
costruzione di ospedali, dispensari e luoghi di cura. Sono opere preziose mediante le quali la
carità cristiana ha preso forma e l’amore di Cristo, testimoniato dai suoi discepoli, è diventato più
credibile. Penso soprattutto alle popolazioni delle zone più povere del pianeta, dove a volte
occorre percorrere lunghe distanze per trovare centri di cura che, seppur con risorse limitate,
offrono quanto è disponibile. La strada è ancora lunga e in alcuni Paesi ricevere cure adeguate
rimane un lusso. Lo attesta ad esempio la scarsa disponibilità, nei Paesi più poveri, di vaccini
contro il Covid-19; ma ancor di più la mancanza di cure per patologie che necessitano di
medicinali ben più semplici.
In questo contesto desidero riaffermare l’importanza delle istituzioni sanitarie cattoliche: esse sono
un tesoro prezioso da custodire e sostenere; la loro presenza ha contraddistinto la storia della
Chiesa per la prossimità ai malati più poveri e alle situazioni più dimenticate. [5] Quanti fondatori di
famiglie religiose hanno saputo ascoltare il grido di fratelli e sorelle privi di accesso alle cure o
curati malamente e si sono prodigati al loro servizio! Ancora oggi, anche nei Paesi più sviluppati,
la loro presenza è una benedizione, perché sempre possono offrire, oltre alla cura del corpo con
tutta la competenza necessaria, anche quella carità per la quale il malato e i suoi familiari sono al
centro dell’attenzione. In un tempo nel quale è diffusa la cultura dello scarto e la vita non è sempre
riconosciuta degna di essere accolta e vissuta, queste strutture, come case della misericordia,
possono essere esemplari nel custodire e curare ogni esistenza, anche la più fragile, dal suo inizio
fino al suo termine naturale.
5. La misericordia pastorale: presenza e prossimità
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Nel cammino di questi trent’anni, anche la pastorale della salute ha visto sempre più riconosciuto il
suo indispensabile servizio. Se la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri – e i malati sono
poveri di salute – è la mancanza di attenzione spirituale, non possiamo tralasciare di offrire loro la
vicinanza di Dio, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta
di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. [6] A questo proposito, vorrei ricordare che
la vicinanza agli infermi e la loro cura pastorale non è compito solo di alcuni ministri
specificamente dedicati; visitare gli infermi è un invito rivolto da Cristo a tutti i suoi discepoli.
Quanti malati e quante persone anziane vivono a casa e aspettano una visita! Il ministero della
consolazione è compito di ogni battezzato, memore della parola di Gesù: «Ero malato e mi avete
visitato» ( Mt 25,36).
Cari fratelli e sorelle, all’intercessione di Maria, salute degli infermi, affido tutti i malati e le loro
famiglie. Uniti a Cristo, che porta su di sé il dolore del mondo, possano trovare senso,
consolazione e fiducia. Prego per tutti gli operatori sanitari affinché, ricchi di misericordia, offrano
ai pazienti, insieme alle cure adeguate, la loro vicinanza fraterna.
Su tutti imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
Roma, San Giovanni in Laterano, 10 dicembre 2021, Memoria della B.V. Maria di Loreto
Francesco
__________________________________
[1] Cfr S. Giovanni Paolo II, Lettera al Cardinale Fiorenzo Angelini, Presidente del Pontificio
Consiglio della Pastorale degli Operatori Sanitari, per l’Istituzione della Giornata Mondiale del
Malato (13 maggio 1992).
[2] E. Lévinas, « Une éthique de la souffrance », in Souffrances. Corps et âme, épreuves
partagées, a cura di J.-M. von Kaenel, Autrement, Paris 1994, pp. 133-135.
[3] Cfr Messale Romano, Prefazio Comune VIII, Gesù buon samaritano.
[4] Cfr Discorso alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri,
20 settembre 2019.
[5] Cfr Angelus al Policlinico “Gemelli” di Roma, 11 luglio 2021.
[6] Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 200.
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