Solennità dell’Immacolata

Festa dell’Immacolata 2014
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Signor Sindaco, 
Illustri Autorità
Cari fratelli e sorelle,
 
Mentre siamo in cammino verso il Natale – e già vediamo i segni nelle luminarie che abbelliscono le nostre piazze e strade –  la festa dell’Immacolata ci invita a rivolgere lo sguardo a Maria. Il suo “Sì” ha illuminato la Notte Santa; la sua maternità, attraverso l’Incarnazione del Figlio, ha aperto, per l’umanità,  il corso della storia  della salvezza. 
È un appuntamento di fede e di intensa venerazione quello che, ogni anno, ci riporta, in questa storica piazza, ai piedi della Vergine. A  Maria, Madre dell’ascolto, non si può che chiedere. A lei portiamo le nostre miserie e le nostre inadempienze. Ma, come Chiesa, ci rivolgiamo a Lei con la speranza di dare voce al cuore di tutta la città, con i suoi sentimenti, le sue attese, le sue gioie e le sue delusioni. 
 
Napoli sa parlare in molti modi, ma quando alza in alto il suo sguardo per cercare l’immagine e il volto della Madre, come oggi, in questo momento,  non può che cercare parole di verità, le sole di cui la città ha bisogno. 
Troppe volte la verità è stata semplicemente una parola amara, non essendo altro che il riflesso delle contraddizioni sociali, delle drammatiche condizioni economiche, di un tessuto urbano tanto compromesso da diventare simbolo di un malessere più generalizzato.
Sulla nostra Città di Napoli sono cadute e continuano a cadere condanne di ogni tipo, al punto che ogni nuovo colpo sembra essere quello di grazia su un corpo martoriato da molto tempo.
Non si può dire oggi che la verità su Napoli abbia cambiato verso: essa resta ancora una parola amara che richiama, uno a uno, tutti  i suoi grandi mali. Ma viene il momento che quella stessa verità su Napoli, senza che si possa cancellarla, spinga ad andare oltre, a rendere inaccettabile la semplice presa d’atto o, peggio, le inconcludenti  e rassegnate considerazioni su una sorta di destino avverso della città. Nessun male è ineluttabile e Napoli non è né l’una né l’altra cosa.
Come ogni  altra comunità essa ha bisogno di progredire e costruire il futuro con le proprie mani. Ha bisogno, innanzitutto, di lavoro onesto per i suoi giovani, in modo da metterne a  frutto le risorse e sottrarli alle insidie della malavita. Di lavoro c’è necessità per tutti perché un’economia sana costituisce il primo fattore di un equilibrio sociale che di per sé spiana la strada al bene comune. È unicamente in questa prospettiva che i malati, gli anziani soli, gli ultimi della fila, possono concretamente sperare che la quota d’ingiustizia ai loro danni non diventi condanna. E che non diventi esclusione la distanza, o peggio, l’ostracismo riservato agli immigrati e gli emarginati.
La verità di Napoli si misura sempre più, oggi, sul senso di responsabilità che deve essere alla base del nostro agire se vogliamo dare il nostro contributo al bene – essere della nostra comunità. Ma non dobbiamo chiuderci in noi stessi. Da Napoli oggi si vede il mondo, perché, in qualche modo, esso è diventato una casa comune,  qui come in altre metropoli. E di qui si vedono soprattutto i drammi, le tensioni, le inquietudini che attraversano e scuotono l’ordine internazionale. Papa Francesco è appena rientrato da due viaggi che hanno accentuato il carattere universale non della Chiesa – che e’ costitutivo della sua missione – ma dell’impegno di pace attraverso un dialogo a tutto campo con le diverse realtà di un mondo nuovo.    Questa visione di più largo respiro deve guidarci, oggi, anche a riscoprire un atteggiamento nuovo nei confronti di Napoli e dei suoi problemi. 
  Napoli non merita di arretrare in niente. Né la portata dei nostri problemi può  vederci esclusi o scoraggiati.
Da parte nostra sentiamo crescere, giorno per giorno, la responsabilità che la città sia all’altezza della propria storia. Una storia grande, di fronte alla quale a nessuno è dato di arretrare. Tantomeno alla Chiesa, che si sente sempre più impegnata a non “nascondere Dio” all’orizzonte pure difficile dei suoi figli. 
Alla Vergine Immacolata vogliamo affidare i tanti padri e madri di famiglia senza lavoro e senza reddito, gli ammalati e gli abbandonati, i giovani, che sono il nostro cruccio e la nostra gioia.
Alla Madre Celeste vogliamo affidare la scuola perché venga vista sempre come materna dispensatrice di cultura, di formazione e di futuro. E a Lei vogliamo affidare tutti gli studenti, quelli scrupolosi perché perseverino nel loro impegno, e quelli che si lasciano sviare da falsi modelli e falsi obiettivi, perché sappiano che oltraggiare e vandalizzare la scuola non fa avanzare e migliorare la società ma la impoverisce e la distrugge.
All’Immacolata affidiamo anche la visita che Papa Francesco farà alla nostra Diocesi il prossimo 21 marzo. La presenza del Vescovo di Roma sarà certamente un’occasione di speranza senza farci arretrare di fronte alle inesorabili difficoltà, perché la sua parola conforterà tutti gli uomini di buona volontà e il loro impegno, sostenendo e incoraggiando iniziative, decisioni, scelte e progetti che riguardano il cammino della Chiesa e di tutta la comunità diocesana e cittadina.
Dio ci benedica, la Vergine Immacolata ci aiuti in questo impegno e in questo cammino.
 
A Maronna c’accumpagna
*Cardinale Crescenzio Sepe
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