8 dicembre 2018 – Piazza del Gesù
Saluto cordialmente il Signor Sindaco, De Magistris, il Prefetto, dottoressa Carmela Pagano, le Autorità intervenute, il Corpo dei Vigili del Fuoco, i fedeli presenti, i graditi ospiti che si sono fermati con noi in questa piazza.
Siamo ai piedi della statua dell’Immacolata con lo sguardo rivolto alla Vergine per confermarle la nostra devozione e la nostra gratitudine per la sua materna protezione.
E’ un appuntamento che si rinnova ogni anno e provoca sempre una emozione particolare perché Napoli è città dal cuore mariano e vuole affidare alla sua potente Mamma Celeste ansie e speranze, sofferenze e gioie, preoccupazioni e propositi di bene.
Abbiamo la certezza che in lei troviamo ascolto, comprensione, tenerezza e aiuto. Venire a lei vuole dire riporre in lei fiducia piena, perché una mamma mai tradisce i figli.
Davanti a lei, ai suoi piedi, la speranza si fa certezza. Per questo a lei vogliamo parlare dei nostri malati, dei nostri carcerati, di quanti sono rimasti soli e senza affetti, di coloro che non hanno una casa e si sentono mortificati nella loro dignità di persona.
Vogliamo dirle dei travagli di tante famiglie che vedono vacillare il proprio assetto, per la mancanza di lavoro, di reddito, di serenità. Sono il simbolo di una società che vacilla e si sentono parte fondamentale di una comunità e di una umanità che sembra smarrita e perdente, ma che non cede perché sorretta sempre da una forza morale, una speranza che viene da Dio.
E’ la speranza che viene anche dalla nostra fede in Colei che ci accompagna, che guida i nostri passi e ci tiene per mano.
E’ la speranza che ci rende responsabili e fieri della nostra Città, che vogliamo sempre più bella e materna, consapevoli della sua bellezza, ma anche delle potenzialità, delle risorse, delle eccellenze, della storia di cui siamo depositari e che dobbiamo onorare con il nostro impegno e il nostro ingegno.
E’ una responsabilità grande che ci viene affidata ed esserne all’altezza è il più impegnativo dei compiti.
Sta a noi, infatti, abbracciare o voltare le spalle a Napoli; fare di questa città la nostra piccola-grande patria del nostro futuro e del nostro riscatto, o, al contrario, trasformarla nella terra infida, dove le scorrerie del male trovano strade aperte e senza ostacoli.
C’è, quindi, la Napoli bella e accogliente, contro la Napoli chiusa e ostile; la città dal cuore d’oro o dal cuore di pietra; la casa dove fanno dimora solidarietà e amore per il prossimo, o il covo dove violenza e sopraffazione, soprusi e prevaricazioni avvelenano giorno per giorno le sorgenti di una comunità condannata alla morte.
Nessun grido contro chi, armando la sua mano, ha scelto di colpire e tradire Napoli alle spalle, sarà mai forte abbastanza per esprimere la più ferma delle condanne. Ma è arrivato anche il momento, soprattutto qui a Napoli, di alzare la voce per proclamare invece il bene; per dire che innanzitutto esso esiste, è vivo e vegeto, non si è disperso né è rimasto preda delle brutture che pure assediano la città.
Se occorre ribadirlo, nessun luogo, per farlo, è più adatto di questa piazza, ai piedi di questa colonna che porta in cima la nostra Mamma Celeste che ci guarda e ci protegge, ma che non manca di far sentire il battito del suo cuore dolente che vogliamo raccogliere per dire con forza: “Voi che non riuscite a vivere se non con le armi alla mano, sappiate che, se non vi convertite, per voi è già arrivato il tempo della condanna. Noi non abbiamo paura, perché la paura è vostra e non vi basteranno, per vincerla, un coltello, una pistola o una mitraglietta; non vi basterà lo scudo di paglia di quel cosiddetto “sistema” che è solo il vile agglomerato in cui trova riparo la vostra sete di violenza”.
Il sistema di cui ha bisogno Napoli è quello di un’organizzazione della città che si impegni a fare il bene, con il recupero della sua umanità e delle sue grandi virtù civili, sociali e religiose. Napoli è venuta a capo della sua storia anche in momenti più difficili e drammatici di questo. Anche oggi può farlo, se soprattutto si avrà la forza di chiamare a raccolta i suoi giovani, di utilizzare i loro talenti – che sono tanti – in una vera opera di ricostruzione e di rinascita che segni un vero momento di svolta.
Sono i giovani la speranza di Napoli. Questi nostri giovani vogliamo affidare alla protezione dell’Immacolata perché li sostenga nel loro ardore, li accompagni nel loro cammino e li faccia essere protagonisti del cambiamento e del riscatto.
E’ ora, perciò, di rimboccarsi le maniche, ma è ora, innanzitutto, di ritrovare l’entusiasmo del fare e il coraggio della responsabilità diffusa, che parli di una Napoli che può rinascere con l’aiuto e il contributo di tutti, a partire dai suoi organismi istituzionali, locali e non solo.
In questo quadro, naturalmente, la Chiesa è pronta a fare la sua parte. Ciò che già sta facendo è sotto gli occhi di tutti, ma questo può essere solo un “acconto” di ciò che intende continuare a fare, secondo la sua vocazione e l’insegnamento di Cristo Signore.
Cari Amici,
Dio Vi benedica tutti e ‘A Maronna C’accumpagni!