La conclusione dellOpera dei Congressi, sciolta da Pio IX nel 1904, non segna la fine dei circoli universitari cattolici, la cui esistenza e attività apparvero chiaramente non condizionate dalla sorte dellorganizzazione nazionale del movimento cattolico. Anzi, lo scioglimento dellOpera consentì ai circoli universitari di riacquistare la propria autonomia, tanto che, sotto la presidenza di Martini, 1905-1907, la Federazione impostò il proprio lavoro sulla base di una chiara autonomia nei confronti dellorganizzazione nazionale del movimento cattolico, sullelettività delle cariche e sulla esclusione della nomina di un assistente ecclesiastico, ai fini di ribadire la completa autonomia dellassociazione. Questultima era comunque una decisione destinata a rientrare nel giro di un anno: nel 1907 la Fuci decise di avvalersi di un assistente ecclesiastico e la scelta cadde su don Giandomenico Pini, che sin dalla fine dellOttocento si era particolarmente impegnato nel movimento della democrazia cristiana e nel campo della organizzazione degli universitari cattolici e che sarebbe rimasto in carica per ben 16 anni, sino al 1923.
Una delle iniziative più importanti prese nel breve periodo della presidenza di Martini, fu la nascita nel gennaio del 1906 della rivista Studium, che veniva a colmare la lacuna lasciata dalla scomparsa di Vita Nova, nel 1904. La nuova rivista era destinata ad avere una lunga e significativa storia e a rappresentare, nellarco di una vicenda ormai quasi secolare, quelle correnti intellettuali e culturali del movimento cattolico italiano, che, in tempi diversi ma con una sensibilità sempre viva, seppero essere protagoniste e interpreti coerenti del ruolo riservato al cristiano nella società e nella cultura contemporanea del loro tempo. Studium divenne una rivista di cultura religiosa, filosofica e storica, attenta soprattutto ai grandi temi che, in quegli anni che vedono lemergere del movimento modernista, alimentarono vivacemente il dibattito in seno alla cultura cattolica: in particolare il problema del rapporto tra cristianesimo e cultura moderna, tra fede e scienza, tra cristianesimo e democrazia.
Come emerge anche dalla lettura di Studium, questi anni sono segnati da una forte contrapposizione fra un orientamento favorevole allesigenza di un rinnovamento della cultura cattolica, e le tradizionali posizioni ispirate allimpegno sociale. Accanto allo sforzo tendente a ricondurre la Federazione in sintonia con gli orientamenti ufficiali del mondo cattolico, non mancarono momenti di contrasto con la Santa Sede. Il momento più difficile si ebbe in occasione del Congresso di Torino del maggio 1911. Influenzati, probabilmente, dal clima delle celebrazioni del cinquantenario dellunità, i congressisti della Fuci si lasciarono andare ad aperte professioni di patriottismo e di fedeltà allordinamento costituzionale e alla tradizione risorgimentale nazionale. La reazione dei giornali e degli ambienti dellintransigentismo fu violenta, e richiami vennero anche dalla Segreteria di Stato vaticana: non era da escludere il rischio di un provvedimento di scioglimento della Federazione. I dirigenti degli universitari cattolici trovarono, assieme a Toniolo e a don Pini, la strada per superare la crisi e ricomporre i rapporti con la gerarchia ecclesiastica: in una lettera indirizzata al pontefice ribadivano la loro illimitata devozione alla cattedra di Pietro.
Prima della grane guerra si assiste ad una fase di relativa stasi nellattività della Federazione; basti ricordare che dal 1911 al 1914 non si svolsero congressi nazionali, al cui posto si ebbero corsi di esercizi spirituali. Gli anni che precedono la guerra evidenziano anche lemergere in seno allassociazione di alcune posizioni filo-nazionaliste che si alimentarono alla luce del vivace dibattito tra interventismo e neutralismo. Nonostante i vertici della Federazione apparissero particolarmente fermi nel tentativo di condannare le posizioni più estreme, respingendo al congresso di Bologna del febbraio 1914 le esasperazioni nazionaliste, interpretate come inconciliabili con i principi cristiani, in realtà gran parte dellassociazione apparve contagiata dal sentimenti patriottico che improntò lavori del congresso di Genova del 1915.
Una delle iniziative più importanti prese nel breve periodo della presidenza di Martini, fu la nascita nel gennaio del 1906 della rivista Studium, che veniva a colmare la lacuna lasciata dalla scomparsa di Vita Nova, nel 1904. La nuova rivista era destinata ad avere una lunga e significativa storia e a rappresentare, nellarco di una vicenda ormai quasi secolare, quelle correnti intellettuali e culturali del movimento cattolico italiano, che, in tempi diversi ma con una sensibilità sempre viva, seppero essere protagoniste e interpreti coerenti del ruolo riservato al cristiano nella società e nella cultura contemporanea del loro tempo. Studium divenne una rivista di cultura religiosa, filosofica e storica, attenta soprattutto ai grandi temi che, in quegli anni che vedono lemergere del movimento modernista, alimentarono vivacemente il dibattito in seno alla cultura cattolica: in particolare il problema del rapporto tra cristianesimo e cultura moderna, tra fede e scienza, tra cristianesimo e democrazia.
Come emerge anche dalla lettura di Studium, questi anni sono segnati da una forte contrapposizione fra un orientamento favorevole allesigenza di un rinnovamento della cultura cattolica, e le tradizionali posizioni ispirate allimpegno sociale. Accanto allo sforzo tendente a ricondurre la Federazione in sintonia con gli orientamenti ufficiali del mondo cattolico, non mancarono momenti di contrasto con la Santa Sede. Il momento più difficile si ebbe in occasione del Congresso di Torino del maggio 1911. Influenzati, probabilmente, dal clima delle celebrazioni del cinquantenario dellunità, i congressisti della Fuci si lasciarono andare ad aperte professioni di patriottismo e di fedeltà allordinamento costituzionale e alla tradizione risorgimentale nazionale. La reazione dei giornali e degli ambienti dellintransigentismo fu violenta, e richiami vennero anche dalla Segreteria di Stato vaticana: non era da escludere il rischio di un provvedimento di scioglimento della Federazione. I dirigenti degli universitari cattolici trovarono, assieme a Toniolo e a don Pini, la strada per superare la crisi e ricomporre i rapporti con la gerarchia ecclesiastica: in una lettera indirizzata al pontefice ribadivano la loro illimitata devozione alla cattedra di Pietro.
Prima della grane guerra si assiste ad una fase di relativa stasi nellattività della Federazione; basti ricordare che dal 1911 al 1914 non si svolsero congressi nazionali, al cui posto si ebbero corsi di esercizi spirituali. Gli anni che precedono la guerra evidenziano anche lemergere in seno allassociazione di alcune posizioni filo-nazionaliste che si alimentarono alla luce del vivace dibattito tra interventismo e neutralismo. Nonostante i vertici della Federazione apparissero particolarmente fermi nel tentativo di condannare le posizioni più estreme, respingendo al congresso di Bologna del febbraio 1914 le esasperazioni nazionaliste, interpretate come inconciliabili con i principi cristiani, in realtà gran parte dellassociazione apparve contagiata dal sentimenti patriottico che improntò lavori del congresso di Genova del 1915.