Illustri Autorità,
Cari Amici,
Gentili Signore e Signori,
Vi ringrazio di aver accettato il mio invito a condividere il significato e il fine di questo momento di festa e di riconoscenza al Signore per lulteriore dono di questanno che volge al termine e per il nuovo che stiamo per iniziare.
Nessun consuntivo. Del resto, non spetterebbe a me farlo per tutti. Oltretutto, la storia dellumanità non è data dalla sommatoria di più consuntivi, ma dal susseguirsi ed evolversi di fatti, avvenimenti e persone che determinano e connotano lo sviluppo e la vita di una società, di un popolo, di una Nazione.
Soltanto una riflessione, pertanto, mi permetto fare con voi, a voce alta, per cogliere il senso e il valore di questanno che, per la Chiesa e per i cattolici, è stato un anno di grazia. Nel 2016, infatti, abbiamo sperimentato la grande misericordia di Dio, con il quale tutti abbiamo sentito il bisogno di riconciliarci attraverso la preghiera, la meditazione e il passaggio per la Porta Santa.
Con la grazia ricevuta abbiamo ritemprato e fortificato il nostro spirito non solo per annunciare la Buona Novella, ma anche per dimostrarci degni cristiani e degni cittadini, impegnati a lavorare per il bene comune, pur nelle difficoltà e nel travaglio che sono dinanzi a tutti noi e che, purtroppo, determinano sfiducia, avvilimento, povertà ed anche violenza.
Tutti costatiamo che tanti fratelli sono spogliati della loro dignità, dei loro diritti e, in molti casi, privati anche della vita. Per questo, dando continuità allimpegno pastorale ispirato alle Opere di Misericordia, ho scritto lultima Lettera Pastorale, dedicata alla Terza Opera Vestire gli ignudi, che guiderà il lavoro dei parroci e dellintera Diocesi, per stare accanto a coloro che soffrono e alleviare, per quanto possibile, le loro pene, con lascolto, la condivisione, il sostegno, laccoglienza, lassistenza.
Sappiamo che non sarà facile dare risposte esaurienti e soddisfacenti a tutti e su tutto. Saremmo presuntuosi e velleitari se pensassimo di assumere sulle nostre spalle il peso di una realtà complessa. Del resto, non vogliamo invadere campi e spazi che competono ad altri. Ma vogliamo lavorare insieme e fare sinergia, nel convincimento che soltanto dalla collaborazione possono sortire soluzioni concrete e possibili.
Penso, soprattutto, alla questione lavoro e alle schiere di giovani che sono in lista di attesa. Un problema enorme che, per quanto tale, va affrontato con determinazione e concretezza.
Non possiamo arrenderci né possiamo restare indifferenti. Sarebbe colpa gravissima per tutti, perché è in gioco il futuro dei nostri giovani e dellintera società.
Ci sono risorse umane e intellettuali che non vanno sprecate e che, anzi, vanno tutelate e valorizzate, attraverso il contributo di idee e di fattibilità che ciascuna componente della comunità è in grado di offrire.
E per questo che dalla Diocesi di Napoli è partita liniziativa di riunire, l8 e il 9 febbraio del prossimo anno, tutta la Chiesa del Sud, ossia tutte le Diocesi con la loro specificità, la loro vocazione, le loro criticità e soprattutto le loro proposte, non per fare analisi e rivendicare ma per proporre alle istituzioni pubbliche e alle parti sociali progetti concreti e possibili, tali da creare opportunità di lavoro per migliaia di giovani.
In sintesi, il Convegno avrà per tema: Chiesa e lavoro. Quale futuro per i nostri giovani. Stiamo definendo ora gli aspetti organizzativi e non mancheremo di informare tempestivamente tutti coloro che hanno titolo e potere per riflettere e decidere insieme a noi.
Sappiamo tutti bene che il lavoro è questione centrale rispetto alla questione giovanile e rispetto al presente e al futuro delle nostre famiglie e delle nostre comunità, non solo in termini di sviluppo economico, ma anche sul piano della crescita civile, della sicurezza personale e sociale, della lotta alle devianze, alla delinquenza e alla criminalità organizzata.
Le famiglie, nella loro maggioranza, vivono giornate e realtà drammatiche, che finiscono con il ripercuotersi sulla sua parte più fragile che è rappresentata dai giovani i quali, quando non finiscono nel grigiore e nella depressione per il mancato inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni, diventano preda, per bisogno più che per scelta e vocazione, delle famiglie malavitose che li arruolano, dietro compensi anche interessanti, nelle fila degli addetti allo spaccio e, quindi, al controllo del territorio.
Una strada senza ritorno; é la strada della perdizione; é la strada che porta al carcere o alla morte.
Molti, purtroppo, sono i giovani sbandati, che rincorrono facili guadagni e falsi modelli di persona e di vita, lasciandosi andare a soprusi, a violenze, a reati anche gravissimi, con laggressione a persone indifese e lo scontro tra bande che troppo spesso porta alla fine di giovani vite.
Abbiamo il dovere di salvare questi giovani, abbiamo il dovere di difendere e salvaguardare limmagine di Napoli che sta recuperando la sua bellezza, suscitando un rinnovato interesse di tanti turisti e osservatori che arrivano in città da tutte le parti del mondo per ammirarla, apprezzarla e imparare ad amarla.
Bisogna mettere a frutto, pertanto, e capitalizzare questa opportunità e le tante altre che dobbiamo individuare, per creare lavoro, che non si inventa ma può venire fuori dalla valorizzazione di quello che di prezioso possediamo.
E proprio in questa direzione vuole andare, con il prossimo Convegno, tutta la Chiesa di Napoli e del Sud che intende dare il suo contributo con un ventaglio di idee ma anche rendendo disponibile il patrimonio di beni culturali. Sappiamo bene che non basta, ma vogliamo attivare un circuito virtuoso che si potrà arricchire, in itinere, di altre iniziative e proposte.
Si avverte, poi, un forte bisogno di pace, che è possibile se sappiamo realizzare e affermare una vera giustizia sociale, che significa accoglienza di coloro che sfidano le insidie del mare in cerca di una vita migliore, abbattendo i muri della divisione culturale, ideologica, confessionale.
Mai più guerre etniche e di religione! Apparteniamo tutti alla stessa famiglia umana che non può essere offesa e macchiata da azioni irrazionali che seminano terrore e morte in varie parti del mondo, come in questi giorni a Berlino.
Vogliamo, pertanto, elevare preghiere al Signore, facendo memoria, delle tante vittime innocenti del fanatismo, delle guerre, della delinquenza organizzata, dei naufragi, auspicando un anno di svolta, di cambiamento, di pace nelle coscienze, nelle famiglie, nella società e nel mondo.
E questa la speranza che ci accompagna e che impegna tutti noi.
A voi tutti e alle vostre famiglie rivolgo i miei auguri più cordiali per il Nuovo Anno.
Dio ci benedica e A Maronna caccumpagna!
Cari Amici,
Gentili Signore e Signori,
Vi ringrazio di aver accettato il mio invito a condividere il significato e il fine di questo momento di festa e di riconoscenza al Signore per lulteriore dono di questanno che volge al termine e per il nuovo che stiamo per iniziare.
Nessun consuntivo. Del resto, non spetterebbe a me farlo per tutti. Oltretutto, la storia dellumanità non è data dalla sommatoria di più consuntivi, ma dal susseguirsi ed evolversi di fatti, avvenimenti e persone che determinano e connotano lo sviluppo e la vita di una società, di un popolo, di una Nazione.
Soltanto una riflessione, pertanto, mi permetto fare con voi, a voce alta, per cogliere il senso e il valore di questanno che, per la Chiesa e per i cattolici, è stato un anno di grazia. Nel 2016, infatti, abbiamo sperimentato la grande misericordia di Dio, con il quale tutti abbiamo sentito il bisogno di riconciliarci attraverso la preghiera, la meditazione e il passaggio per la Porta Santa.
Con la grazia ricevuta abbiamo ritemprato e fortificato il nostro spirito non solo per annunciare la Buona Novella, ma anche per dimostrarci degni cristiani e degni cittadini, impegnati a lavorare per il bene comune, pur nelle difficoltà e nel travaglio che sono dinanzi a tutti noi e che, purtroppo, determinano sfiducia, avvilimento, povertà ed anche violenza.
Tutti costatiamo che tanti fratelli sono spogliati della loro dignità, dei loro diritti e, in molti casi, privati anche della vita. Per questo, dando continuità allimpegno pastorale ispirato alle Opere di Misericordia, ho scritto lultima Lettera Pastorale, dedicata alla Terza Opera Vestire gli ignudi, che guiderà il lavoro dei parroci e dellintera Diocesi, per stare accanto a coloro che soffrono e alleviare, per quanto possibile, le loro pene, con lascolto, la condivisione, il sostegno, laccoglienza, lassistenza.
Sappiamo che non sarà facile dare risposte esaurienti e soddisfacenti a tutti e su tutto. Saremmo presuntuosi e velleitari se pensassimo di assumere sulle nostre spalle il peso di una realtà complessa. Del resto, non vogliamo invadere campi e spazi che competono ad altri. Ma vogliamo lavorare insieme e fare sinergia, nel convincimento che soltanto dalla collaborazione possono sortire soluzioni concrete e possibili.
Penso, soprattutto, alla questione lavoro e alle schiere di giovani che sono in lista di attesa. Un problema enorme che, per quanto tale, va affrontato con determinazione e concretezza.
Non possiamo arrenderci né possiamo restare indifferenti. Sarebbe colpa gravissima per tutti, perché è in gioco il futuro dei nostri giovani e dellintera società.
Ci sono risorse umane e intellettuali che non vanno sprecate e che, anzi, vanno tutelate e valorizzate, attraverso il contributo di idee e di fattibilità che ciascuna componente della comunità è in grado di offrire.
E per questo che dalla Diocesi di Napoli è partita liniziativa di riunire, l8 e il 9 febbraio del prossimo anno, tutta la Chiesa del Sud, ossia tutte le Diocesi con la loro specificità, la loro vocazione, le loro criticità e soprattutto le loro proposte, non per fare analisi e rivendicare ma per proporre alle istituzioni pubbliche e alle parti sociali progetti concreti e possibili, tali da creare opportunità di lavoro per migliaia di giovani.
In sintesi, il Convegno avrà per tema: Chiesa e lavoro. Quale futuro per i nostri giovani. Stiamo definendo ora gli aspetti organizzativi e non mancheremo di informare tempestivamente tutti coloro che hanno titolo e potere per riflettere e decidere insieme a noi.
Sappiamo tutti bene che il lavoro è questione centrale rispetto alla questione giovanile e rispetto al presente e al futuro delle nostre famiglie e delle nostre comunità, non solo in termini di sviluppo economico, ma anche sul piano della crescita civile, della sicurezza personale e sociale, della lotta alle devianze, alla delinquenza e alla criminalità organizzata.
Le famiglie, nella loro maggioranza, vivono giornate e realtà drammatiche, che finiscono con il ripercuotersi sulla sua parte più fragile che è rappresentata dai giovani i quali, quando non finiscono nel grigiore e nella depressione per il mancato inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni, diventano preda, per bisogno più che per scelta e vocazione, delle famiglie malavitose che li arruolano, dietro compensi anche interessanti, nelle fila degli addetti allo spaccio e, quindi, al controllo del territorio.
Una strada senza ritorno; é la strada della perdizione; é la strada che porta al carcere o alla morte.
Molti, purtroppo, sono i giovani sbandati, che rincorrono facili guadagni e falsi modelli di persona e di vita, lasciandosi andare a soprusi, a violenze, a reati anche gravissimi, con laggressione a persone indifese e lo scontro tra bande che troppo spesso porta alla fine di giovani vite.
Abbiamo il dovere di salvare questi giovani, abbiamo il dovere di difendere e salvaguardare limmagine di Napoli che sta recuperando la sua bellezza, suscitando un rinnovato interesse di tanti turisti e osservatori che arrivano in città da tutte le parti del mondo per ammirarla, apprezzarla e imparare ad amarla.
Bisogna mettere a frutto, pertanto, e capitalizzare questa opportunità e le tante altre che dobbiamo individuare, per creare lavoro, che non si inventa ma può venire fuori dalla valorizzazione di quello che di prezioso possediamo.
E proprio in questa direzione vuole andare, con il prossimo Convegno, tutta la Chiesa di Napoli e del Sud che intende dare il suo contributo con un ventaglio di idee ma anche rendendo disponibile il patrimonio di beni culturali. Sappiamo bene che non basta, ma vogliamo attivare un circuito virtuoso che si potrà arricchire, in itinere, di altre iniziative e proposte.
Si avverte, poi, un forte bisogno di pace, che è possibile se sappiamo realizzare e affermare una vera giustizia sociale, che significa accoglienza di coloro che sfidano le insidie del mare in cerca di una vita migliore, abbattendo i muri della divisione culturale, ideologica, confessionale.
Mai più guerre etniche e di religione! Apparteniamo tutti alla stessa famiglia umana che non può essere offesa e macchiata da azioni irrazionali che seminano terrore e morte in varie parti del mondo, come in questi giorni a Berlino.
Vogliamo, pertanto, elevare preghiere al Signore, facendo memoria, delle tante vittime innocenti del fanatismo, delle guerre, della delinquenza organizzata, dei naufragi, auspicando un anno di svolta, di cambiamento, di pace nelle coscienze, nelle famiglie, nella società e nel mondo.
E questa la speranza che ci accompagna e che impegna tutti noi.
A voi tutti e alle vostre famiglie rivolgo i miei auguri più cordiali per il Nuovo Anno.
Dio ci benedica e A Maronna caccumpagna!