Te Deum

-l'Omelia del Cardinale Sepe

 

 

TE DEUM 2013

Cattedrale, 31 dicembre, ore 17
 
Cara Eccellenza Lemmo,
Distinte Autorità,
Cari Amici,
            A Dio, Signore e Datore della vita e della storia, rivolgiamo in questo ultimo giorno dell’anno 2013, il nostro inno di ringraziamento, nella consapevolezza che anche in quest’anno che sta per finire, Egli, Padre buono e provvidente, ci ha accompagnato e ha protetto il nostro cammino, in questa nobile e splendida Città.
            Tutti noi, in quest’anno, abbiamo vissuto momenti sereni o difficili, gioiosi o tristi, ma è certo che, se pure non sempre abbiamo avvertito la sua paterna presenza, il Dio ricco di amore e di misericordia ci  è stato vicino sempre ogni giorno, ogni momento della nostra vita.
La nostra fede è questa : Dio è Amore; ama ciascuno di noi; ama la nostra città, la nostra provincia, la nostra regione. Egli conosce le nostre difficoltà e le nostre debolezze; la nostra volontà di superare la grave crisi nella quale ci dibattiamo, il nostro impegno ad assumerci, ciascuno per la sua parte, la propria responsabilità per migliorare la qualità della vita propria e quella della comunità nella quale viviamo.
Sentiamo il  bisogno di una rinascita, di un orgoglioso riscatto, mettendo in campo tutte le enormi risorse presenti nel nostro territorio, intervenendo senza paura nella difficile condizione delle nostre comunità, avendo una comune preoccupazione e finalità: la ricerca del bene comune.
Con la mia Lettera Pastorale “Canta e Cammina”, la Chiesa di Napoli si è messa in questo cammino e, pur cosciente dei propri limiti, vuole aprirsi alla storia e al mondo, proiettarsi verso la comunità degli uomini, come ci ha comandato nostro Signore Gesù Cristo e come sta testimoniando Papa Francesco.
Chiesa missionaria, pronta cioè a costruire un rapporto più forte e profondo con il mondo e con la società umana, la quale non è una realtà che le è estranea, ma è parte del suo corpo, del suo essere, perché in essa si respira la presenza di Dio.
Questo ci porta a dire che, nonostante le condizioni difficili in cui ci troviamo, non possiamo non continuare ad amare la nostra gente con tutte le nostre forze, superando quell’atteggiamento vittimistico o quello scetticismo che ci fa dolere per la cattiva sorte di essere nati in un territorio difficile o ci fa desiderare di scappare via, appena se ne presenta l’occasione.
Non manca, poi, chi assume un atteggiamento mentale che induce alla rassegnazione e causa quella cultura della lamentela, fine a se stessa. Ma piangersi addosso non serve a nulla se non a sottoscrivere il proprio fallimento. Crogiolarsi nelle proprie sventure può risultare anche rassicurante, perché ti fa sentire protetto da un mondo che riconosci ma che non puoi cambiare. Ci si convince alla fine che ogni sforzo è inutile per cui non vale la pena neppure provarci.
E’ la perdita della speranza che noi, però, non possiamo né dobbiamo mai accettare.
Dobbiamo reagire. Arrendersi o prendersela con la vita o con gli altri è troppo facile, non richiede alcun impegno. Al contrario il Signore ci invita a rimetterci in cammino, ad assumerci la responsabilità della nostra vita e della nostra società, anche se questo esige buttarsi nella mischia o sporcarsi le mani. Ma è questa  la differenza fra chi vuol vivere da cittadino e da cristiano o sopravvivere da rassegnato.
E’ necessario che ognuno: la classe politica, la società civile, la Chiesa, faccia la sua parte: senza una crescita del senso civico di tutti non si potranno affrontare le difficoltà che ci stanno davanti. Se non cresce il livello di responsabilità verso il bene comune la situazione non cambierà.
Il nuovo anno ci induce a fare un esame di coscienza, a interrogarci se abbiamo fatto tutto il possibile per far emergere e realizzare tutte quelle energie e potenzialità che, grazie a Dio, non mancano e che ci permettono di sollevare il capo e guardare al futuro con rinnovata fiducia.
Il Signore ha acceso per noi nel cielo le stelle perché ci guidino nel nostro cammino; perché illuminino la fantasia e i sogni dei nostri giovani che hanno bisogno del nostro impegno sincero e concreto; perché ci insegnino a tenere la testa alta e scrutare l’orizzonte. Anche quando tutto intorno a noi è buio, esse continuano a brillare per indicarci con certezza la rotta da seguire.
E’ significativo – ha notato Papa Francesco nella Esortazione Evangelii Gaudium – che la Sacra Scrittura ci presenti la pienezza dell’umanità e della storia realizzata in una città. E’ nella città degli uomini che diamo senso alla nostra vita e costruiamo il futuro dei nostri giovani, perché Dio abita nelle nostre case e cammina per le nostre strade. Questa presenza divina sostiene e stimola l’impegno di tutti noi a fare della nostra Città la casa comune, dove ognuno metta il meglio di se stesso, a servizio del bene di tutti e dove ognuno possa sentirsi orgoglioso di essere napoletano.
Affidiamo a  Maria Santissima, la Vergine Madre, il nuovo anno. Ella, la stella luminosa del mattino, splende dinanzi a noi per indicarci il cammino del riscatto, un percorso che passa necessariamente per la nostra responsabilità, come attraversò la sua vita e segnò le sue scelte.
Auguri di buon anno.
 
 

Dio vi benedica e

                              ‘A Maronna v’accumpagna!
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