Un Popolo in Cammino: la Chiesa di Napoli a fianco della gente

Sabato 5 dicembre una grande manifestazione inonderà le strade di Napoli per dire NO alle camorre, per rivendicare giustizia sociale, lavoro, diritto allo studio e sicurezza sociale per la città. Per chiedere verità e giustizia per le vittime innocenti della camorra, per scrivere insieme una storia nuova per Napoli. Il corteo giungerà fino alla Prefettura.Il comitato promotore #UnPopoloincammino è allargato a comunità parrocchiali, associazioni, studenti, sindacati, movimenti, cittadine e cittadini.
Esso invita tutti coloro che prenderanno parte alla manifestazione, di scendere in piazza portando cartelli con su scritto il perché vi si partecipa. Il Cardinale Sepe intervenendo al Forum de “La Repubblica” ha delineato i contorni e la genesi della manifestazione:  
“La marcia non solo è stata concordata con me, ma in qualche maniera è stata promossa dal vescovo, nel senso che quando c’è stata la morte di Genny Cesarano e si è vissuta un’emozione fortissima, è venuta fuori l’esigenza, la necessità di non lasciare morire questo dramma, di dire qualcosa di più forte. Nella festa di San Gennaro avevo gridato forte “Basta con la camorra, basta col sangue che irrora le nostre strade”. Ma come succede spesso, si prende atto del grido e tutto viene messo a tacere. La Chiesa vuole dare dei segni forti contro la camorra. Per primo ho proibito ai camorristi che fino all’ultimo momento non si sono ravveduti di avere funerali in chiesa. I camorristi non possono fare i padrini a battesimi, comunioni e matrimoni. Sono capitati 3 casi in cui i parenti si sono ribellati contro i parroci. Ho detto loro: “Dite di protestare col vescovo”. E quei funerali non si sono svolti. La camorra è dappertutto, però in alcune zone come Forcella, Ponticelli e Sanità c’è stata una riacutizzazione del fenomeno. Perciò bisogna coinvolgere la gente, abbiamo pensato alla marcia, ma non deve essere il singolo parroco a esporsi. Ci siamo allora riuniti, abbiamo stilato un testo che sarà presentato al prefetto il 5 dicembre, nel quale si chiedono sicurezza e scuola. Ovvero, più controlli con telecamere, maggiore presenza sul territorio, più pattuglie, e poi tenere aperte le scuole di pomeriggio. Alcuni ragazzi riusciamo a portarli negli oratori, fanno doposcuola in parrocchia, ma la gran parte rischia di essere adescata dai criminali, mentre se restano a scuola anche di pomeriggio si evitano questi pericoli”. 

 

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