Cinque nuovi sacerdoti per lArcidiocesi di Napoli: don Giovanni Ciannella di Portici, don Angelo Guarino di Melito, don Salvatore Melluso di Marano, don Claudio Ruscillo di Napoli città e don Agostino Sciccone di Marano.
Hanno trascorso gli anni della formazione e preparazione al sacerdozio presso il Seminario Arcivescovile di Capodimonte, il cui rettore è il vescovo ausiliare mons. Salvatore Angerami, ed hanno completato gli studi presso la Pontificia Facoltà Teologica dellItalia Meridionale, che ha sede parimenti a Capodimonte in Napoli.
Sono stati ordinati presbiteri dallArcivescovo, Cardinale Crescenzio Sepe, nel corso di una solenne concelebrazione eucaristica svoltasi nella Chiesa Cattedrale, oltremodo gremita, presenti i vescovi ausiliari, mons. Lucio Lemmo, mons. Gennaro Acampa e mons. Salvatore Angerami, larcivescovo emerito di Campobasso mons. Armando Dini, che risiede a Napoli, i vicari episcopali e i decani, canonici del Capitolo Metropolitano, il parroco del Duomo, mons. Enzo Papa, oltre cento parroci e presbiteri, numerosi diaconi permanenti.
Essere misericordiosi come il Padre, facendovi strumenti di perdono e di misericordia sullesempio di Cristo: questa è la vostra identità e la vostra missione. Ha detto nellomelia il Cardinale Sepe, rivolgendosi ai giovani Ordinandi. E questa la consegna che la Chiesa vi dà in questo giorno della vostra Ordinazione presbiterale. Essere misericordiosi come il Padre significa che, se il Padre è stato misericordioso con voi e vi ha chiamati a svolgere il ministero sacerdotale, voi non dovete mai rifiutare o scartare nessuno, anzi dovete uscire, andare alla ricerca della pecorella smarrita, ferita e sola, accogliendola e proteggendola con amore particolare. Uscire per andare e annunziare a tutti la rivoluzione della carità e della misericordia in un mondo secolarizzato e lontano da Dio, preoccupato solo di vivere per se stesso, reso cieco dallavidità di possedere e dominare gli altri. Uscire per andare in un mondo costituito da numerose periferie esistenziali, come le definisce Papa Francesco. Uscire per andare e portare speranza ai tanti che vivono nella solitudine, nella paura, nel vuoto esistenziale.
Hanno trascorso gli anni della formazione e preparazione al sacerdozio presso il Seminario Arcivescovile di Capodimonte, il cui rettore è il vescovo ausiliare mons. Salvatore Angerami, ed hanno completato gli studi presso la Pontificia Facoltà Teologica dellItalia Meridionale, che ha sede parimenti a Capodimonte in Napoli.
Sono stati ordinati presbiteri dallArcivescovo, Cardinale Crescenzio Sepe, nel corso di una solenne concelebrazione eucaristica svoltasi nella Chiesa Cattedrale, oltremodo gremita, presenti i vescovi ausiliari, mons. Lucio Lemmo, mons. Gennaro Acampa e mons. Salvatore Angerami, larcivescovo emerito di Campobasso mons. Armando Dini, che risiede a Napoli, i vicari episcopali e i decani, canonici del Capitolo Metropolitano, il parroco del Duomo, mons. Enzo Papa, oltre cento parroci e presbiteri, numerosi diaconi permanenti.
Essere misericordiosi come il Padre, facendovi strumenti di perdono e di misericordia sullesempio di Cristo: questa è la vostra identità e la vostra missione. Ha detto nellomelia il Cardinale Sepe, rivolgendosi ai giovani Ordinandi. E questa la consegna che la Chiesa vi dà in questo giorno della vostra Ordinazione presbiterale. Essere misericordiosi come il Padre significa che, se il Padre è stato misericordioso con voi e vi ha chiamati a svolgere il ministero sacerdotale, voi non dovete mai rifiutare o scartare nessuno, anzi dovete uscire, andare alla ricerca della pecorella smarrita, ferita e sola, accogliendola e proteggendola con amore particolare. Uscire per andare e annunziare a tutti la rivoluzione della carità e della misericordia in un mondo secolarizzato e lontano da Dio, preoccupato solo di vivere per se stesso, reso cieco dallavidità di possedere e dominare gli altri. Uscire per andare in un mondo costituito da numerose periferie esistenziali, come le definisce Papa Francesco. Uscire per andare e portare speranza ai tanti che vivono nella solitudine, nella paura, nel vuoto esistenziale.