Veglia Pasquale

-l'Omelia del Cardinale Sepe

Cari fratelli e sorelle,
    “Non abbiate paura! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto”.
 La gioia che ci viene da queste parole, rivolte alle donne che si erano recate al sepolcro e che costituiscono il Vangelo per eccellenza, rischiara questa Notte Santa con la luce di un fuoco nuovo, che abbiamo benedetto all’inizio di questa celebrazione; illumina il senso delle Scritture a partire dalla morte e risurrezione di Cristo, come abbiamo appena ascoltato, e nello stesso tempo, apre le nostre labbra al canto dell’alleluia.
    Questa gioia, poi, si concretizza e si manifesta anche per questi nostri fratelli, provenienti da diverse Nazioni, che si trovano presso il fonte battesimale per essere battezzati, cioè immersi nella stessa morte ed essere rigenerati alla stessa risurrezione di Gesù, dando loro, come è avvenuto nel nostro battesimo, la dignità di figli di Dio, di fratelli di Cristo, di dimora dello Spirito Santo.
Gioia del cuore, gioia della fede, espressa poco fa nel canto di lode del “Gloria”, nel suono gioioso delle campane, nel timbro travolgente dei registri dell’organo e nella accensione completa delle luci di questa Cattedrale. Tutta la storia, dalla creazione, dalla narrazione degli eventi del popolo ebraico, fino alla storia dell’umanità di oggi e di domani, tutto ruota attorno a questo evento reale della risurrezione di Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio fattosi uomo.
“Non abbiate paura! Gesù, il crocifisso, è risorto”.
Con questo annuncio, si apre per l’uomo, per l’umanità, una nuova vita fondata su un nuovo patto di amore fra Dio e la sua creatura, sigillato dal sangue di quel Gesù di Nazareth che, con la sua morte e risurrezione, è diventato “il Signore” (Kyrios) della storia, della Chiesa, del mondo.
    “Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro”. Andarono per “vedere” per “verificare” e scoprirono che il sepolcro non era più un sepolcro, perché la pietra tombale era stata divelta. Il luogo che avrebbe dovuto essere il segno più concreto del male e della morte, è diventato il segno sconvolgente della nuova vita inaugurata dal Signore.
    Da quel giorno dopo il sabato la risurrezione di Gesù è all’origine di ogni nascita e rinascita: il cristiano cammina in “una vita nuova”, nella certezza, come la Chiesa ripete sempre, in tutti i tempi e in tutti i luoghi che il Signore Gesù Cristo è risorto e vivo; libera l’umanità dal peccato e offre la caparra della risurrezione.
    In realtà, in questa Notte Santa, la Chiesa e il mondo si riaggregano: i discepoli, timorosi e dispersi, si riuniscono. “Presto, andate a dire ai sui discepoli: È risorto dai morti”. Il terremoto, poi, fa cadere tutte le barriere che dividevano gli uomini e li riunisce in un solo popolo.
    In questa Notte Santa nasce la missione. Gesù risorto, incontrando le donne, comanda: “andate ad annunciare ai miei discepoli che vadano in Galilea; là mi vedranno”. È la missione che Gesù risorto lascia anche a noi: tutti, infatti, possiamo incontrare Gesù ogni qualvolta abbiamo il coraggio e la coerenza di testimoniarlo nella vita di ogni giorno, assumendoci la responsabilità di migliorare e far crescere la società di cui siamo parte viva e integrante.
    In questa Notte Santa, cari fratelli e sorelle, dobbiamo rinascere a vita nuova. Non abbiate paura! Cristo è vivo ed è presente in mezzo a noi. Incamminiamoci, perciò, e diciamo a tutti che il Crocifisso è risorto dai morti e ci precede nella Gerusalemme del cielo.
    Mentre cantiamo questa nostra fede, camminiamo con gioia, accompagnati da Maria che ci precede e ci sostiene.
            ‘A Maronna c’accumpagna!

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