Via Crucis

Cari fratelli e sorelle,
         Siamo giunti al termine di questa commovente Via Crucis, nella quale abbiamo accompagnato e partecipato alle sofferenze e alla morte in Croce del Signore che ha percorso la strada di Gerusalemme fino al Calvario, accettando la condanna ingiusta e la morte sul patibolo come manifestazione e realizzazione massima e definitiva del suo amore per noi.
         Con la sua scelta, Gesù ha dimostrato che “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Gesù, il profeta di Nazareth, si lascia arrestare dall’autorità religiosa, che lo considera un bestemmiatore e un peccatore, si sottopone ad un processo condotto durante la notte fino alle trattative dell’alba con il governatore romano Ponzio Pilato e accetta il supplizio, cui viene condannato con l’accusa di essere “Gesù Nazareno, re dei Giudei”.
         Per fare memoria e rivivere spiritualmente questo evento che costituisce il fondamento della nostra fede, anche noi abbiamo attraversato alcune strade della nostra città per testimoniare che l’uccisione di Cristo non è la fine dell’umanità, ma del peccato dell’umanità, l’inizio di una umanità fondata sull’amore. La sua stessa sepoltura non è il segno della sconfitta, ma il preludio alla glorificazione della Pasqua.
         Abbiamo meditato sulle opere di misericordia corporali e spirituali per dire che la morte di Cristo segna il momento più alto del suo avvicinamento all’uomo, alla sua debolezza, alla sua fragilità, alla sua sofferenza.
         La croce rivela la follia del peccato, l’irrazionalità del male, quale l’egoismo, l’orgoglio, la diffusione della falsità e delle menzogne, scambiando i propri interessi personali con il bene comune o l’arroganza con l’affermazione dei principi morali.
         La croce ci dice che la verità vince sempre, come Cristo ha vinto il mondo del male. Il racconto della passione non ci fa dimenticare che nel cammino verso la Pasqua dobbiamo attraversare le prove più umilianti e dolorose.
Nell’accettazione della Croce, noi rifiutiamo e condanniamo, in maniera chiara e forte,  la violenza di chi, nel disprezzo della sacralità della vita, costruisce il proprio potere sulla forza, seminando terrore e lutti, uccidendo persone anche innocenti.
E’ per questo che, al termine del percorso rievocativo della passione e morte di Cristo, vogliamo ricordare e piangere, nel dolore più profondo, l’assurda strage di Bruxelles, provocata dal terrorismo internazionale. Che il sangue di quei martiri di una umanità impazzita riporti tutti sulla strada della ragione e della risurrezione, nel nome del Dio della Vita! 
         Non dobbiamo arrenderci! Combattiamo contro la paura di chi sceglie la morte contro la vita per far valere i propri interessi, preferendo sottrarsi al giudizio di Dio.
         Per chi giudica come i potenti di questa terra, la morte di Cristo parla di fallimento; per chi vede con gli occhi di Dio, il fianco trafitto è sorgente di vita. Colui che è stato ucciso sulla Croce è il Vivente e si fa nostro fratello che ci accompagna nel cammino della vita. A lui presentiamo i bisogni e le miserie dei nostri fratelli più giovani e bisognosi della nostra solidarietà e fraternità attraverso l’impegno concreto e fattivo delle opere di misericordia.
         Chiediamo a Maria, il cui cuore fu trafitto dalla spada del dolore e fu associata alla morte del suo Figlio innocente, di aiutarci a portare le nostre croci quotidiane per essere associati alla gioia della Pasqua di Resurrezione.
         Dio vi benedica
e ‘A Maronna v’accumpagna
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