Vigilia di Natale

-l'Omelia del Cardinale Sepe

Natale 2013
24 Dicembre S. Messa della Notte
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Cari fedeli,
         “Rallegriamoci tutti nel Signore
         perché è nato nel mondo il Salvatore”
 
   In questa notte santa vediamo risplendere una luce: il Verbo di Dio si è fatto uomo nel grembo della Vergine Maria ed è nato in una grotta a Betlemme per camminare per le strade della nostra umanità e guidarci alla salvezza eterna.
         Gesù nasce in un tempo e in un luogo mentre regnava Augusto, un imperatore che si credeva dio e che aveva indetto un censimento dei suoi sudditi per poter meglio riscuoterne i tributi. Così anche Giuseppe e Maria, che abitavano a Nazareth, furono costretti ad andare a Betlemme, città di cui erano originari.
         Nasce il Figlio di Dio, colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, il re dei re, il principe della pace, in una mangiatoia, in una notte oscura, visitato solo da alcuni pastori che pascolavano il loro gregge nelle vicinanze della grotta.
         Nel silenzio della notte, appare una luce: “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo rapido corso, con la tua Parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, … si lanciò in mezzo a quella terra” (Sap 18, 14-15). Dunque, quando Dio viene, è notte. Chi si aspettava che la salvezza di Dio arrivasse con una manifestazione di potenza e fragore, ha dovuto ricredersi e imparare che i disegni di Dio sono diversi e lontani dalle vie pensate dagli uomini.
         In tutta la trattazione biblica, quando Dio viene incontro all’uomo, di solito è notte, come ha detto anche un grande santo spagnolo, S. Giovanni della Croce. Ma questa notte deve essere interpretata soprattutto in senso spirituale, come preannunciava il profeta Isaia: “Il popolo camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una luce rifulse (Is 9,1). Questa “terra tenebrosa”, luogo di ombra e di oscurità, possiamo applicarla anche a noi, a questo luogo nel quale la Provvidenza ci ha posti a vivere.
         Abbiamo, infatti, la sensazione di vivere in un tempo nel quale le tenebre si diffondono intorno a noi; basta confrontare le notizie drammatiche e dolorose che quasi ogni giorno smentiscono le grandi speranze che ciascuno di noi, e soprattutto i nostri giovani, cerca di coltivare e di ravvivare per il proprio futuro. Così, gli avvenimenti di questo anno che sta per finire sembrano proprio confermare questa impressione. L’oscurità sembra guadagnare terreno, occupare le ultime zone franche di libertà e di pace, di cui invece sentiamo tanto bisogno!
         Ma è nel profondo stesso del nostro cuore che spesso si annida un sentimento di impotenza, che sembra soffocare ogni seme di speranza che Dio ha posto in noi. È come un deserto interiore che ci lascia senza forze, spogliati di tutto, totalmente soli.
         È proprio in questa terra nuda e “desolata” che Dio ha scelto di venirci incontro. La notte di Natale è la prova che Dio ha deciso di stare con noi perché conosce la nostra povertà e conosce la notte nella quale viviamo, come avvenne  quella di venti secoli fa, in territorio della Palestina.
         Cari fratelli e sorelle,
 Questa notte siamo venuti ad adorare il Dio appena nato con la stessa fede e con i medesimi sentimenti dei pastori di Betlemme. Siamo intimamente persuasi che non siamo degni di incontrare il nostro Signore e redentore, di contemplare il nostro Dio fatto uomo, che è venuto a illuminare le nostre tenebre, a colmare i nostri vuoti, a dissipare i nostri dubbi. Il Signore ha bisogno della nostra povertà, delle nostre tenebre e delle nostre notti per venire a nascere nei nostri cuori.
         Chiediamo a Maria, l’umile fanciulla di Nazareth, di insegnarci l’umiltà del cuore perché possiamo accogliere il suo Figlio divino e cantare la gloria di “Colui che è, che è stato e che verrà nei secoli dei secoli. Amen”.
Santo Natale a tutti
Dio vi benedica e
‘A Maronna v’accumpagna
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