Il cardinale Sepe ritorna a Forcella. Una visita inaspettata, non per celebrare la messa ma per parlare alla comunità parrocchiale e ribadire il suo sostegno a don Angelo Berselli parroco dal settembre del 2007 e succeduto a mons. Vincenzo Scancamarra e don Luigi Merola. I giorni scorsi le polemiche scatenate dalle dichiarazioni di quest’ultimo sul fatto che il quartiere, dopo il suo allontanamento, sarebbe ripiombato nel degrado. Le prime parole del cardinale sono proprio all’ingresso della chiesa: «Come va don Angelo?». Poi Sepe va all’altare, al suo fianco don Angelo, poi il vicario episcopale per la Liturgia mons. Salvatore Esposito, l’ex parroco mons Vincenzo Scancamarra e i due parroci che con don Angelo stanno costituendo l’«unità pastorale» a Forcella: don Luigi Calemme della basilica dell’Annunziata e don Carmine Nappo di Santa Maria Egiziaca. «Un bel sogno – lo definisce Sepe- un esperimento riuscito: mettere insieme tre parrocchie che, pur rimanendo autonome, si aiutano e fanno delle iniziative comuni». Ma Sepe va subito al punto: «Sono qui per ringraziare don Angelo perché i parroci che erano qui precedentemente avevano chiesto insistentemente le dimissioni». L’arcivescovo non fa mai il nome di Merola ma dice alla comunità: «Se uno dice “me ne voglio andare”? Ed un altro “sono troppo anziano”: voi potevate rimanere senza parroco?». «Ecco – prosegue – che io ho scelto per voi un sacerdote che non chiacchiera, non fa sceneggiate, non si mette sul palcoscenico, fa vivere la fede, testimonia il Vangelo». E ancora: «Ve la ricordate la parabola della zizzania? Alcuni seminatori trovarono tra il grano anche la zizzania e dissero che era colpa del padrone che non aveva dato loro un buon seme?». «Qui – aggiunge l’arcivescovo – è successo proprio questo: mentre questi tre parroci lavoravano qualcuno ha messo la zizzania: ma non dovete preoccuparvi. Voi siete grano buono, sapremo separarvi dalla zizzania». E, ancora: «Dico, però, a chi semina zizzania: state attenti! Vi assumete una grande responsabilità verso la Chiesa e, quindi, il Vescovo che non può, non vuole e non deve far crescere la zizzania in una parrocchia dove in tanti stanno lavorando. Non lo permetterò a nessuno». Poi l’attenzione è tutta per i bambini: «Sono loro la vera speranza di Forcella», dice. E rivolgendosi ai più piccoli: «Ora facciamo un torneo di calcetto tra le parrocchie: preparatevi: dovete vincere. Tengo un premio troppo bello». Dura trenta minuti la visita alla parrocchia di San Giorgio Maggiore. Poi il cardinale va via: un altro impegno a Torre del Greco e, nel pomeriggio, la Giornata di preghiera per i carcerati, a S. Giovanni Battista dei Fiorentini al Vomero dove lo aspettano 20 detenuti. «Una delle tentazioni maggiori è considerare i detenuti come degli appestati – dice Sepe in una chiesa gremita – ma chi di voi non ha mai fatto un errore alzi la mano». A concelebrare, tra gli altri, i vicari episcopali Raffaele Ponte, Francesco Piccirillo, il decano don Lucio Lemmo, i cappellani di Poggioreale e di Secondigliano, il direttore di Poggioreale Cosimo Giordano, le 22 parrocchie del Vomero che hanno promosso una raccolta per i detenuti bisognosi.
Rosanna Borzillo (Il Mattino)