O Dio, tu che ci sei padre e madre, e mai dimentichi i tuoi figli in difficoltà,
ascolta la preghiera che il tuo popolo, qui riunito, ti rivolge.
Tu conosci bene il malessere che ci attanaglia per mano della camorra e delle strutture di morte.
Ci ritroviamo nelle parole che scriveva il tuo profeta in terra di camorra, don Peppe Diana, nell’appello Per amore del mio popolo (1991):
“La camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica della società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più sussidiate, assistite senza alcuna autonomia; tangenti al venti per cento o oltre; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio di sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali.”
Padre, in questi trent’anni dalla morte di don Peppe Diana, nulla sembra essere cambiato.
In questo momento, in cui ci sentiamo smarriti e soli, vogliamo stringerci a te e rinnovare prima di tutto la nostra fede:
- Noi crediamo che Tu sei il Padre della vita e che sai sognare cieli nuovi e terra nuova.
Con te vogliamo resistere ai signori della morte.
- Noi crediamo in Gesù che Tu hai inviato per insegnarci la via della vita.
Con Lui dacci il coraggio di dire no alle strutture di peccato che ci avvolgono.
- Noi crediamo nello Spirito Santo, vera forza per resistere all’omertà, al pizzo, al silenzio, alla paura dei ricatti e delle stese, proseguendo nella tua Giustizia.
Noi crediamo in Te e, insieme a Te, vogliamo essere costruttori di pace.
Vogliamo diventare segno di speranza, per i nostri fratelli e le nostre sorelle,
vogliamo metterci la faccia, sporcarci le mani, ma non il cuore, per una prossimità e una giustizia davvero possibili.
Dio della speranza vespertina,
quando il sangue versato e la violenza criminale
invadono le vie del cuore e le strade del nostro quartiere,
non lasciarci soli e smarriti tra le onde alte dell’esistenza
ma continua a cantare al nostro cuore la certezza della tua presenza.
Tu abiti la barca fragile della nostra vita
e, nella notte di tempesta,
ne divieni il timoniere silenzioso
e, quando la notte avanza e la fiducia in una nuova alba viene meno,
sussurri al nostro cuore il tuo sogno di pace e di giustizia,
per aiutarci ad affrontare a testa alta le acque agitate del male,
per impedirci di cedere alla tentazione di tirare i remi in barca,
per sconfiggere la rassegnazione di chi crede che nulla potrà mai cambiare.
Dio dell’amore coraggioso,
quando le tenebre sembrano avere la meglio all’orizzonte
e i timori paralizzano i nostri sguardi stanchi,
ridesta in noi l’audacia della luce pasquale
capace di disarmare la paura
e ridonare forza e senso al nostro cammino.
Tu vivi tra le pieghe insicure del nostro cuore
e fai delle nostre ferite la tua dimora
per insegnarci che la fragilità non è un mostro da fuggire
ma la matrice discreta del nostro bisogno di camminare insieme,
della nostra scelta di essere comunità che costruisce il regno,
del nostro voler essere per la nostra gente sentinelle di giustizia e profeti di liberazione.
Dio della fiducia incrollabile,
quando lo scoraggiamento adombra la nostra anima,
insegnaci l’arte dell’impossibile
e poni sulle nostre labbra la tua parola, la Parola del Vangelo, l’unica Parola capace di cambiare la vita.
Tu cammini tra le ombre di morte e le zolle di luce della nostra città
e a tutti, nel silenzio, urli il tuo appello alla pace e alla riconciliazione:
lo urli a noi, tua Chiesa, chiedendoci di essere sempre più
avversari dell’assurdo, costruttori del regno, profeti del significato;
lo urli a coloro che hanno sporcato, con il sangue e la paura,
i marciapiedi, le strade, le case, i cuori della nostra città!
Signore dell’impossibile,
anche a loro non smettere mai di parlare
e di ricordare che la camorra e il crimine non sono solo un male per gli altri
ma sono anche un male per sé stessi, per i propri affetti, per la propria anima.
Genera inquietudini sante e tormenti benedetti nella coscienza degli uomini di ogni mafia
affinché capiscano che il loro potere e il loro denaro, ottenuti da affari sporchi e da crimini odiosi, è denaro insanguinato, è potere insanguinato,
che il vero coraggio non sta nel dominare e nell’uccidere
ma nel deporre le armi ai tuoi piedi,
sapendo che solo tu sai trasformare ogni strumento di morte in sorgente vita,
sapendo che solo il tuo perdono rende veramente liberi e restituisce la dignità perduta,
sapendo che solo tu sai trasformare la violenza in amore, la morte in vita e la vendetta in perdono.
Proprio quando tutto sembra così più difficile, aiutaci a moltiplicare le ragioni della speranza, della determinazione, dell’impegno.
Fa che non cediamo alle intimidazioni di quanti credono di seminare paura con la violenza.
Fa che né la preoccupazione, né la paura, né le minacce zittiscano la nostra voce, o fermino il nostro cammino.
Ascolta il nostro grido di sofferenza, resta accanto a noi, sii tu la nostra forza di ribellione, la forza di fare giustizia.
E tu, Maria, madre del Liberatore e madre nostra, accompagnaci verso la liberazione.
Amen.