La donna vestita di sole della I lettura è l’immagine affascinante del nostro futuro, della lunga carovana dell’umanità, incamminata verso la luce. I dogmi che la Chiesa ha elaborato per Maria non tracciano privilegi che riguardano lei soltanto, sono indicazioni esistenziali per tutti noi, perché Maria è scuola di speranza. L’Assunzione di Maria in cielo, in anima e corpo, è l’anticipo, la caparra di ciò che avverrà per ciascuno di noi.
Questo corpo così fragile, così sublime, così caro, così dolente, sacramento d’amore e, talvolta, strumento di violenza, in cui sentiamo la densità dell’amore, in cui soffriamo la profondità del dolore diventerà nell’ultimo giorno porta aperta, varco spalancato per la comunione, sacramento gioioso dell’incontro perfetto con Dio e con gli altri.
“Vidi una donna vestita di sole, era incinta e gridava per le doglie del parto!” Una donna vestita di sole, che sta per partorire, è l’immagine di ciò che tutti siamo chiamati ad essere, simbolo alto e vivo del nostro futuro. Che ha queste caratteristiche: Indossare la luce, portare la vita,opporsi al male, coraggiosi nella lotta.
Immagine bellissima: e parla della chiesa, dell’umanità intera, di Maria, ma poi anche di me, di ognuno di noi. Noi siamo così: creature luminose … Cosa siamo chiamati a fare?1) liberare tutta la luce sepolta in noi e irradiarla. Indossate le armi della luce: Le armi della luce sono la limpidezza, la trasparenza, la verità. Armarsi di luce, essere luminosi nel pensiero nel giudizio nel sorriso. 2) essere fecondi, dare vita, sostenere, consolare, confortare, proteggere ogni germoglio di vita. 3) opporsi al drago.
Il drago è il male che vorrebbe spegnere la luce dentro di noi, è il male nelle sue innumerevoli forme, nelle mille incarnazioni che oggi assume. Il male è questo scialo di morte nel mondo. La morte per guerra, per depressione, la morte per strada, la morte nelle case, la morte in mare. La morte che è nel vitello d’oro del denaro.
L’onestà umiliata e derisa. La peggior sventura di una società è quando la gente comincia a pensare che essere onesti sia inutile. L’onestà inutile è la fine di una società. Noi siamo chiamati ad opporci al drago. A reagire con le armi della luce. E con le armi della fiducia.
L’Apocalisse ci regala una tra le più affascinanti visioni bibliche. Che ci riguarda tutti. Siamo tutti dentro quella immagine, c’è il nostro piccolo cuore con le sue ombre e la sua fame di sole. Questa grande festa mariana, mette in risalto proprio il lottare contro il male e la morte, e in primo piano il tema della dignità di ogni donna, così spesso violata e umiliata in questo nostro mondo dalle passioni tristi. La violenza contro le donne è un tema di ogni giorno. E ha tanti volti: dalla violenza psicologica, a quella economica, alla aggressioni fisiche, fino al femminicidio, alla schiavitù, alla tratta, allo sfruttamento sessuale. Nessuna giustificazione per chi chiude gli occhi, o si volta dall’altra parte.
Chiamati a lottare contro il male, che con la sua coda spazza via un terzo delle stelle del cielo, che vorrebbe spegnere la luce dentro di noi. Il drago del male porta avanti la sua guerra infinita contro l’umano. Sta a noi, opporci a questo scialo di morte nel mondo, opporci al male, ad ogni male, opporci a chi insegna a odiare, a chi bestemmia l’amore. Non ci è lecito cantare il magnificat in chiesa e poi non metterci dalla parte di umili, affamati, piccoli. Di chi fa fatica.
Dio combatte per far fiorire il mondo. Ogni mattina. Mettiamoci dalla sua parte, con combattiva tenerezza. Dalla parte del Magnificat. Come scegliere? scegliete sempre l’umano contro il disumano, l’amore contro il disamore, la solidarietà contro l’interesse particolare. Festa della speranza oggi. Per il mondo e anche per la nostra storia personale, che non finirà nel nulla, o in una terra senza volti, ma in una dimora abitata dalla bellezza di volti, di corpi e di cuori, con tutto lo splendore dell’umano. Nel vangelo di oggi profetizzano per prime le donne, due madri, gravide di vita nuova. E nel loro abbraccio respiriamo un’atmosfera che sa di vita e di futuro, sono l’emblema della speranza. “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” Elisabetta rilancia la prima benedizione di Dio, la estende su ogni donna, su ogni grembo di donna e ogni frutto. Noi siamo benedetti, dal principio benedetti, in ogni debolezza benedetti. Per sempre benedetti. Benediciamo allora, ad ogni risveglio, ogni mattina, chi ci sta vicino, chi condivide strada e casa, chi mi porta un mistero, chi mi porta un abbraccio. E la prima parola di Maria: L’anima mia magnifica il Signore! Da dove nasce il canto di Maria? Lei ha sentito Dio entrare nella storia attraverso il miracolo umile e strepitoso della vita: Maria canta perché ha capito Dio, canta per noi la notizia di un Dio innamorato, che lotta per far fiorire il mondo.
Siamo umanità dolente, ma incamminata; umanità ferita, caduta, eppure incamminata; umanità che ben conosce il tradimento, ma che non si arrende, che ama con la stessa intensità il cielo e la terra. Proprio nella nostra umana miseria, nell’esperienza che quotidianamente facciamo della nostra fallibilità, possiamo avere una sola certezza: Dio c’è, e ci sarà sempre, fedele alla sua promessa di amore e misericordia. Dio c’è al cuore delle sofferenze dell’umanità. Dio c’è in mezzo agli affamati, alle vittime dei soprusi dei potenti e dei superbi di questo mondo. Dio c’è e si serve della nostra piccolezza per continuare ad annunciare la sua misericordia perché nella nostra debolezza sta la sua forza. Questa convinzione che Dio c’è è la sola beatitudine che nessuno ci potrà togliere e in questa beatitudine potremo innalzare il nostro grido di gioia ed esultanza, e spezzare l’arco di guerra dei potenti e dei superbi del nostro tempo.
C’è una contro storia: l’assunzione di Maria al cielo è profezia, è parola che apre gli occhi su questa storia, nella quale non conta la pubblicità arrogante, ha disperso i superbi dai troni, non conta la ricchezza, ha rimandato i ricchi a mani vuote, non conta la forza, ha rovesciato i potenti dai troni, ma conta l’umiltà, l’abbandono a Dio, la limpidezza del cuore, perché è dentro a questa storia che passa la forza della resurrezione.
L’assunzione di Maria è profezia, dice la cosa che non si vede: dice che la resurrezione di Cristo apre un varco alla nostra resurrezione, dice che la forza della resurrezione è vincente ed è ancora operante nel mondo.
E l’esultanza del magnificat nasce da qui, dal vangelo della vita: Dio viene come vita. Andare incontro a Maria è per noi un credito alla speranza. È una stimolazione al coraggio. È un atto di fede nel domani. È fare largo al futuro. È ripetere a tutti che la Storia non si arresta, e che noi possiamo ancora scriverne capitoli esaltanti. Nel nostro desiderio di essere benedizione reciproca per la vita dell’altro, scenda davvero su tutti noi la benedizione di Maria.