“È sempre con commozione che noi, sulla soglia di un nuovo anno, ascoltiamo le parole di benedizione custodite nel libro dei numeri. E il desiderio che si accende nel cuore di dirle su ogni persona cara.
Ecco voi benedirete così: ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il tuo volto su di te e ti sia propizio.
Queste erano le parole di benedizione che il sacerdote la sera diceva sul popolo, dopo aver indugiato nel tempio nell’ora dell’incenso.
E voi sapete che una sera Zaccaria, il padre di Giovanni il Battista, uscito dal tempio dopo il sacrificio, non potè dire sugli israeliti le parole di benedizione; era rimasto muto, faceva gesti, ma non gli riusciva di benedire.
Non vorrei essere io oggi un sacerdote muto, che fa gesti, ma non dice niente, e non dice bene, non benedice.
Perché Zaccaria era rimasto muto? Perché non aveva creduto che a Dio nulla è impossibile, e che anche un grembo, in apparenza inaridito, come quello di sua moglie Elisabetta, potesse trasalire per il miracolo della vita. Non aveva creduto e così sulle sue labbra non c’erano più parole di benedizione.
Ecco, perdonate questa trasposizione: penso all’anno nuovo come a un grembo, come a quel grembo ritenuto ormai vecchio, inaridito: che cosa può nascere di nuovo?
Forse è qui il punto: ci facciamo gli auguri, ma sotto sotto, nel pensiero e nel cuore è come se fossimo convinti che è un gioco, e nulla, nulla cambierà. O tutt’al più la novità la lasciamo al caso, alla fortuna… se sei fortunato.
No. Vedete: noi leghiamo il trasalire del grembo alla potenza creatrice di Dio. Anche il trasalire di questa terra. Che viene dipinta come un vecchio continente. Ecco Signore, noi ti affidiamo questa nostra terra, questo piccolo nostro povero cuore. Noi crediamo che per tuo dono, per la luce del tuo spirito, questa terra e questo cuore potranno rigenerarsi e generare qualcosa di nuovo in questo anno.
Tu ci benedici. Dici bene a noi e se tu dici bene a noi, a noi viene il bene, quello che ai tuoi occhi è il bene per noi. Viene perché le tue parole non sono come i nostri auguri. I nostri auguri, pur se colmi di affetto, di sentimenti non vanno al di là di un desiderio. La tua parola, Signore, è efficace, la tua benedizione è vera, e si compie.
Fa che crediamo, Signore, per non rimanere muti.
Il Signore faccia brillare il suo volto su di te, ti sia propizio. Il volto di Dio nella sua benevolenza si è fatto visibile. È brillato su di noi. I pastori, la notte di natale, tornarono ai loro greggi, alle loro notti, alla fatica di vivere, ma su di loro era brillato il volto di Dio. Così noi torniamo alle nostre casa, alla fatica del vivere, ma su di noi è brillato il volto di Dio… faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. È il curvarsi di Dio su di te… ce ne andiamo con questa certezza. Come saranno i giorni, i giorni futuri non lo sappiamo. Ma sappiamo che Lui, il Signore, si curverà su di Noi.
Voi benedirete i vostri fratelli. Voi benedirete: per prima cosa, che lo meritino o no, voi li benedirete. Dio ci raggiunge non proclamando dogmi o impartendo divieti, ma benedicendo. La sua benedizione è una energia, una forza, una fecondità di vita che scende su di noi, ci avvolge, ci penetra, ci alimenta. Dio chiede anche a noi, figli di Aronne nella fede, di benedire uomini e storie, il blu del cielo e il giro degli anni, il cuore dell’uomo e il volto di Dio. Mio e tuo compito per l’anno che viene: benedire i fratelli! Se non impara a benedire, l’uomo non potrà mai essere felice.
Dio stesso ordina le parole: Il Signore faccia risplendere per te il suo volto. Che cosa è un volto che risplende? Forse poca cosa, eppure è l’essenziale. Perché il volto è la finestra del cuore, racconta cosa ti abita. Brilli il volto di Dio, scopri nell’anno che viene un Dio luminoso, un Dio solare, ricco non di troni, di leggi, di dichiarazioni ma il cui più vero tabernacolo è la luminosità di un volto. Un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce. La benedizione di Dio non è salute, denaro, fortuna, prestigio, lunga vita ma, molto semplicemente, è la luce. La luce è tante cose, lo capiamo guardando le persone che hanno luce, e che emanano bontà, generosità, bellezza, pace. Dio ci benedice ponendoci accanto persone dal volto e dal cuore luminosi.
Il Signore ti faccia grazia. Cosa ci riserverà l’anno che viene? Io non lo so, ma di una cosa sono certo: Il Signore mi farà grazia, che vuol dire: il Signore si rivolgerà verso di me, si chinerà su di me, mi farà grazia di tutti gli sbagli, di tutti gli abbandoni; camminerà con me, nelle mie prove si abbasserà su di me, mio confine di cielo, perché non gli sfugga un solo sospiro, una sola lacrima.
Qualunque cosa accadrà quest’anno, Dio sarà chino su di me e mi farà grazia. Otto giorni dopo Natale ritorna lo stesso racconto di quella notte: Natale non è facile da capire. Facciamoci guidare allora da Maria, che custodiva e meditava tutte queste cose nel suo cuore; che cercava il filo d’oro che tenesse insieme gli opposti: una stalla e «una moltitudine di angeli», una mangiatoia e un «Regno che non avrà fine». Come lei, come i pastori, anche noi salviamo almeno lo stupore: a Natale il Verbo è un neonato che non sa parlare, l’Eterno è appena il mattino di una vita, l’Onnipotente è un bimbo capace solo di piangere. Dio ricomincia sempre così, con piccole cose e in alto silenzio.
Ogni distanza può essere colmata solo da uno sguardo, da una carezza, da un abbraccio. Benedetto quello sguardo dietro l’angolo della vita, benedetta quella mano sulle spalle della vita, benedette quelle braccia che proteggono la vita, benedetti i passi affrettati che fanno chiesa ..
Il dono più grande che possiamo fare al Signore e all’altro è la gratitudine, frutto dell’accogliere e del riconoscere. Negli angoli bui di noi stessi, dove giudichiamo noi e gli altri, dove ci pieghiamo per delusioni e inadeguatezze, rifulga la luce. Nelle nostre relazioni, nei loro angoli più bui, nei fallimenti che opprimono il cuore e la mente, rifulga la luce.
Beato chi si sorprende ad amare, chi si stupisce perché ama. Beati gli occhi che sono capaci di credere in quest’amore. Fai dono come puoi del tuo essere stato amato e liberato per indicare il Signore presente! Sempre! Sulla strada di tutti! Nella storia di tutti! Possano i tuoi passi muoversi sempre alla presenza dell’amore di Dio che precede sanando e salvando. Di giorno e di notte. Anche di notte la sua Parola, come fuoco, fa luce preparando alle luci del mattino, alla strada da fare, infondendo fiducia ai passi. Benedetto il cammino. Benedetta la nostra vita.
Benedetta quella casa del discepolo che è sempre la strada, il cammino, l’incontro, la preghiera, le diverse circostanze.. esistenza concreta che si fa tenda per l’altro!
Che la vita sia benedetta. L’amore non si insegna eppure si impara. Ti rendi conto che Dio è Dio proprio perché lo rende possibile, personalmente e a una comunità. Ti rendi conto che è il senso del nostro stesso vivere. È l’amore che ci spinge. Tutti soggetti nell’amore. Tutti chiamati ad amare
Vedere l’altro, vedere la prossimità nascosta nelle durezze più crude di questo tempo. Anche nelle inconsistenze del camminare insieme. Vedere la debolezza più vicina per assumere anche quella più lontana, accogliere quella meno evidente.. per chinarsi su quella più prossima.
A volte si tratta di piccoli e invisibili passi. Ma è tutto quello che ci è chiesto e che ci fa umani.
Sii sempre portatore di questa speranza, controcorrente, speranza che non dà garanzia di niente. Che non cerca nessuna garanzia. Nemmeno quella della fede. Nemmeno quella della riuscita. Non è facile, non è scontato, e soprattutto è tutto quello che non è stato ancora visto e ancora detto. Questo sorriso illumini sempre il tuo volto e la speranza degli altri.. Non mollare. La fatica del credere è il vero seme di speranza. La fiducia dà volto all’amore.
Solo la luce che si sarà accesa nei nostri occhi permetterà a noi di vedere e agli altri di essere visti e accolti.. Se la sua parola è testimonianza in te.. non temere. Non temere il buio e nemmeno la solitudine. Non temere l’ingiustizia che ti piomba sulle spalle. Tutto può dare luce ai tuoi occhi.. per vedere. Per amare. Per assumere la verità tradita.. e prendertene cura.
Non avere paura. Anche quando sbagli a capire. Anche quando lo scacco dell’ingenuità ti fa sentire di avere fallito. Anche quando la stanchezza ti mette a dura prova. Anche quando la rassegnazione ti spingerebbe a chiudere.. troppo forte è stata la delusione. Pensa che anche lì.. puoi dare.. puoi lasciare posto al Signore.. che faccia luce secondo i suoi tempi. Solo affida tutto, anche la verità e sincerità del tuo sguardo, a lui. Non ti farà mancare nulla. Abbi il coraggio, sempre, di non vergognarti del vangelo.
Dio si rivela nell’onestà di chi fa camminare la giustizia come via di salvezza ricevuta in dono.. “liberiamo” la verità che fa vivere.. Liberiamola in noi.. desideriamola per l’altro..
Essere luce nel buio di qualcuno, compagno di cammino a chi è affaticato dal dolore e dalla malattia, presenza nella solitudine, amore nella desolazione, ombrello per chi è sotto la pioggia, coperta calda per chi ha freddo, sorriso nella tristezza, poesia nel silenzio, bellezza nel disordine, porta aperta, tavola apparecchiata, disponibilità all’inatteso.
“c’è una ‘architettura’ della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un ‘artigianato’ della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona”. “Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico”, il primo appello: “a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati”.
Il vangelo è una cosa seria.. è impegnativo.. chiede coraggio.. Per questo può cambiarci.. Per questo è bello.. Per questo è dono. Speranza concreta, viva.”
+ Don Mimmo Battaglia