“Carissime sorelle e fratelli, sig. Sindaco, sig. Prefetto e autorità tutte qui convenute,
carissima città tutta,
è particolarmente bello essere con voi in questo giorno così caro al popolo napoletano, il giorno dell’Immacolata, giorno di festa e di affidamento, giorno di attesa di una nascita ma allo stesso tempo giorno in cui l’attesa nasce e si fa concreta, attraverso i segni natalizi degli addobbi, dell’albero e soprattutto del presepe, che dalle nostre parti rappresenta la Nascita di Cristo non nel suo tempo ma nel nostro, non nella sua terra ma nella nostra terra, tra le nostre strade, nella nostra Napoli.
È bellissimo che il tempo anche “laico” del Natale si apra ufficialmente a Napoli proprio sotto lo sguardo di una madre che attende, di una madre immacolata nell’amore, di una madre che fa suoi tutti i figli amati da suo Figlio. E il nostro essere qui è un segno di gratitudine verso Maria, un segno di affidamento da parte dell’intera città alla Speranza che porta in grembo. È per questo che i Vigili del Fuoco a breve porranno tra le sue braccia dei fiori, segno di omaggio e di bellezza, di preghiera e di gratitudine. E permettetemi di condividere con tutti voi la gratitudine per questi nostri fratelli Vigili del Fuoco, che discretamente sono accanto a noi, vigilando sui nostri pericoli, intervenendo eroicamente senza timore, come è accaduto anche recentemente alle zone di Ischia martoriate dalla frana. Il nostro pensiero quest’oggi va anche a questi fratelli e sorelle, alle vittime, agli sfollati, ai soccorritori, alla Chiesa isclana e al suo pastore. Oltre che dalla nostra preghiera, siano sostenuti dalla forza della nostra solidarietà, solidarietà in cui Napoli non è seconda a nessuno, e lo dico con fierezza, con la fierezza di chi si sente ormai parte di questo popolo spesso ferito ma sempre solidale!
E oggi mi rivolgo proprio a te Napoli, affinché tu possa continuare a essere ciò che già sei, una città colorata dalla natura, illuminata dalla bellezza, riempita di gioia dalla creatività e dall’amore dei suoi figli.
Napoli, tu sei la città della gioia! Non della gioia superficiale, non di quell’allegria che fugge dai problemi trovando nella superficialità un rifugio dall’impatto con la dura realtà quotidiana. No, tu sei la città della gioia perché hai imparato nel corso del tempo, tra le vicende della storia – anche quelle più recenti – a guardare oltre le nuvole nella certezza che il sole c’è sempre, anche quando per qualche attimo viene ostruito dal grigiore della tempesta. La gioia per te non è mai stata negazione dei problemi ma forza per superarli con la tenacia di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Quante tempeste e mareggiate abbiamo vissuto o viviamo ancora in questo periodo! Penso alla tempesta della pandemia, in cui tu, Napoli, hai dato una dimostrazione smisurata di solidarietà e attenzione ai piccoli e agli ultimi, impedendo che fosse ulteriormente ferito chi già barcollava in un equilibro precario. Penso alla tempesta del lavoro, che ha visto numerosi operai, piccoli commercianti e artigiani privi del lavoro e dell’occupazione che con dignità avevano diligentemente portato avanti per anni! Penso alla tempesta della camorra, un cancro mortifero della nostra terra sempre arginato e combattuto da tanti uomini e donne che attraverso il proprio lavoro istituzionale, l’associazionismo, l’impegno della denuncia e il volontariato ne hanno ostacolato e tuttora ne ostacolano la vittoria, avvicinandone sempre più la sconfitta, si perché come ogni fenomeno di male anche questo, anche la camorra sarà sconfitta, ve lo assicuro, senza titubanza alcuna. Napoli quante battaglie hai affrontato e affronti ogni giorno ma non lo fai mai con gli occhi tristi e il viso spento; lo fai invece con una decisa allegria, con una gioia radicata nel cuore, con quell’audace entusiasmo sostenuto dalla speranza e rafforzato dalla certezza di non essere soli, di essere comunità, di essere popolo. Si, il popolo napoletano è gioia, e la sua gioia si alimenta nella scelta quotidiana di camminare insieme, di tenersi la mano, di non andare soli, perché soli si perde sempre sul lungo termine ma insieme, anche se forse è più faticoso, si vince sempre. E tu Napoli nella storia questo lo hai dimostrato tante volte e sono certo che anche oggi, in questo tempo complesso e difficile, lo dimostrerai, vincendo con il bene ogni male, con la medicina del tuo amore ogni ferita sanguinante.
Oggi, ai piedi di questo storico obelisco, icona dell’amore smisurato che lega la nostra terra a Maria di Nazareth, l’Immacolata Madre di Dio, Madre dei poveri e Madre di ogni figlio di questa città, come figlio e pastore della Chiesa partenopea, voglio affidarti tre gioie da custodire. Ma voglio farti prima una premessa, una confidenza: custodire non significa fermare il tempo e sotterrare un bene prezioso, custodire non significa chiudere in un cassetto al riparo da sguardi indiscreti o da mani furtive il proprio tesoro. Custodire significa invece proteggere e valorizzare. Anche rischiando. Sfidando la rassegnazione che troppe volte ci afferra in un immobilismo che ostacola la speranza. Si, la rassegnazione ci impedisce di custodire la gioia e soprattutto genera indifferenza. Un’indifferenza apatica, rassegnata alla credenza pessimista che nulla può cambiare, perché il mondo va così. Invece no. Il mondo può cambiare se si custodisce nel cuore la gioia. E l’unico modo per custodire la gioia è farla crescere. E per questo Maria, in questo di tempo di Avvento, in questo periodo che declina le sue note sul pentagramma dell’attesa, può esserci di aiuto, insegnandoci l’arte del custodire la gioia. Lei che tra mille difficoltà ha protetto nel cuore la Parola di salvezza e la carne del suo Figlio, ci insegna che anche la gioia ha una sua gestazione, e che questa gestazione deve tradursi in una nascita, che nel tuo caso è la nascita di una città ancor più gioiosa perché fondata sul bene dell’unità, della pace, della giustizia.
Napoli, la prima gioia che ti voglio affidare è la gioia dei bambini, la gioia dei più piccoli, dei più giovani che sono in fondo il segreto dell’allegria e della speranza di ogni città, come di ogni famiglia. Tu hai una grande ricchezza, un patrimonio sconfinato di umanità che deriva proprio dal tuo essere una città giovane, una delle città più giovani di Italia e di Europa. Quasi in controtendenza con quell’inverno demografico di cui parla spesso anche Papa Francesco, tu conservi ancora oggi un capitale umano meraviglioso, fatto di bambini, adolescenti, giovani. Ma per custodire i tuoi figli più piccoli, i tuoi cittadini più giovani, tu, amata Napoli, hai bisogno di fare realmente e concretamente dei passi. Si, perché i tuoi piccoli e i tuoi giovani, che pur sono la tua gioia, rappresentano anche la tua ferita più profonda, quando non riesci a prendertene cura fino in fondo, quando non ti rendi per loro un luogo vivibile e sicuro, quando offrendogli poche opportunità li costringi ad emigrare nel resto d’Italia e del mondo e ad allontanarsi a malincuore dalla loro madre. Napoli, custodisci te ne prego la gioia dei tuoi piccoli, diventa voce della loro speranza, poni segni concreti per il loro presente e non solo per il loro futuro. Che ogni tua scelta politica, amministrativa, corporativa, sociale, ecclesiale tenga conto di loro, delle loro necessità e che queste abbiano la meglio su tutto, su ogni interesse di parte. In questi mesi hanno mosso i primi passi, sulla scia del Patto Educativo, i tavoli di Forcella, Ponticelli e Soccavo: come è stato bello vedere realtà diverse, a volte apparentemente distanti, mettersi insieme per pensare al bene di ogni tuo figlio piccolo e fragile. Come vorrei, cara Napoli, che nel tempo presente si guardi realmente alla gioia dei bambini, senza arenarsi tra burocrazie e linguaggi differenti, senza cedere a visioni miopi e poco lungimiranti che riducono il Patto Educativo alla gestione dei fondi del PNRR, senza andare oltre, senza dar vita ad un processo lungo e ampio, fatto di confronto paritario e di accoglienza di tutti i punti di vista di coloro che cercano con onestà e fatica di custodire la gioia dei bambini, degli adolescenti, dei giovani. Napoli, Maria stessa, amica dei piccoli e dei fragili, oggi te li affida, ti affida la loro gioia, la loro vita, chiedendotene cura!
La seconda gioia che ti chiedo di custodire, amata Napoli, è la gioia dell’incontro. Nel tuo codice genetico è iscritta la bellezza dell’incontrarsi, del confrontarsi, del contaminarsi e dell’ospitarsi vicendevolmente nel cuore prim’ancora che in una casa o in una piazza. E mentre ti dimostri sempre capace di essere in prima linea quando si tratta di accogliere tra le tue braccia figli distanti, stranieri venuti da lontano per visitarti o per chiederti aiuto e ospitalità, non sempre sei solerte nel far incontrare delle parti di te, delle membra del tuo unico corpo, che troppo spesso rischia di apparire smembrato e diviso. È per questo che ti chiedo di custodire e far crescere sempre più la gioia dell’incontro partendo proprio da te, dalle tante realtà che ti compongono e che a volte rischiano di apparire città diverse, distanti, incomunicabili tra loro. Città che si camminano accanto senza parlarsi, o che si sfruttano reciprocamente per convenienza solo in alcuni momenti. Napoli, torna a far incontrare le tue membra, abbatti gli steccati difensivi tra classi sociali, aiuta i tuoi figli a sentirsi tutti solidali gli uni con gli altri. Napoli, prendo a prestito le parole di uno dei tuoi figli e ti prego: “non ti disunire”! Conserva la gioia dell’incontro, moltiplicala trasformandola nella letizia dell’unità ritrovata, santificala riscoprendo che la gioia è reale, vera, duratura solo quando condivisa con tutti, partendo da coloro che hanno meno motivi e possibilità per gioire! Che a tutti i livelli si riscopra la gioia dell’incontro, la bellezza dell’ascolto profondo dell’altro e la forza del dialogo e dell’unità. È anche se è normale e oserei dire necessario confrontarsi partendo da punti di vista distanti e differenti, questi non si trasformino mai in assolutismi che impediscono l’incontro e il dialogo ma diano piuttosto vita a quella “convivialità delle differenze” tanto cara ad un profeta del nostro sud! Napoli, Maria stessa, donna dell’ascolto, madre dell’unità, ti affida la grazia dell’incontro, chiedendotene cura!
Un’ultima gioia, voglio affidarti, Napoli, città bellissima. Ed è proprio la gioia della bellezza. Guardati, specchiati nel mare che ti bagna, lasciati illuminare dal sole caldo che ogni giorno sorge sulle tue strade, adornati con i gioielli di arte che fanno di te non la cartolina di un’epoca ma un film ancora in corso, il cui finale di speranza, va scritto insieme. Sii consapevole della tua bellezza. E non sfoggiarla solo nelle grandi occasioni e nei grandi eventi. La gioia della bellezza raggiunga ogni quartiere, ogni periferia, ogni strada, ogni vicolo, ogni piazza, ogni casa, ogni cuore. Ricorda però che la bellezza non è un fatto di facciata, non basta un bonus edilizio per ridarle splendore perché la bellezza vera, quella integrale, parte dal cuore. Perché la bellezza vera, quella duratura, ha a che fare con il bene e con la bontà. Papa Francesco, che è tuo amico e ti segue sempre con affetto, ce lo ha ricordato tante volte parlandoci di “ecologia integrale”. Che parte dal cuore dell’uomo e arriva alla creazione, che inizia dall’anima e si manifesta nell’arte, che nasce nella mente umana e si traduce in scelte politiche, urbanistiche, ambientali. È solo dalla bellezza “integrale” che nasce la gioia. E solo una bellezza condivisa che dà frutti duraturi, capaci di generare speranza. Custodisci amata Napoli la gioia della tua bellezza, che ogni tuo figlio si adoperi con coraggio nel restaurare prima ancora che le strade la propria vita, prima ancora che i condomini le relazioni, prima ancora della viabilità l’urbanistica del cuore, liberando le strade occluse dall’individualismo, spazzando via i detriti del rancore e dell’indifferenza, illuminandolo nuovamente con le luci dell’amore e della solidarietà. Diventa sempre più per la nostra Italia e per l’intera umanità il segno di una bellezza buona, di una bontà gioiosa, di una gioia eterna, capace di sconfiggere ogni tristezza e di diramare ogni tenebra.
E tu Maria,
donna bellissima,
fonte della nostra gioia,
Madre della nostra città,
continua ad accompagnare Napoli
tra le strade del tempo e della storia.
Tu che dall’alto di quest’obelisco
che ti raffigura Immacolata,
sembri penetrare con il tuo sguardo discreto
ogni strada, ogni casa, ogni cuore,
aiutaci a riscoprire la grazia del camminare insieme,
l’importanza del custodire la gioia dei piccoli,
la bellezza che nasce dall’amarsi gli uni gli altri.
E se nei momenti bui
la tristezza e il dolore sembrano aver la meglio,
la prepotenza e l’ingiustizia appaiono invincibili,
soccorrici con le parole del tuo Magnificat,
ridesta in noi la fiducia nei capovolgimenti dell’amore,
sostieni la nostra speranza in Colui che
ha disperso i superbi nei pensieri
del loro cuore;
che ha rovesciato i potenti dai troni,
che ha innalzato gli umili;
che ha ricolmato di beni gli affamati,
che ha rimandato i ricchi a mani vuote,
che ha soccorso e sempre soccorrerà Napoli,
nella misura in cui imparerà a trovare
solo e soltanto nell’amore
il segreto della vera gioia.
Maria, Madre di Napoli, Fonte della della sua gioia, prega per noi!”