“Se uno mi ama, osserverà la mia parola.”

Ordinazioni Diaconi Permanenti
26-05-2025

Sorelle e fratelli,

benvenuti a questa Liturgia Eucaristica in cui sette nostri fratelli riceveranno il dono del diaconato. La nostra Chiesa di Napoli, è in festa e sentiamo tutti il bisogno di ringraziare il Signore, che non si stanca mai di chiamare perché ci ama. E chiama ogni giorno; può accadere di tutto a Dio, ma non gli avverrà mai di perdere la voce.

Questa sera vorrei condividere con voi alcuni pensieri, alcune riflessioni, che valgono per tutti, non solo per questi nostri fratelli. Prendo spunto soprattutto dalla parola del Vangelo che abbiamo ascoltato, parola sempre importante nella nostra vita. La pagina che abbiamo ascoltato è la pagina che riguarda l’ultima cena di Gesù. E voi sapete bene che, nel momento in cui si prospetta un addio, vengono dette le parole più importanti, quelle che poi verranno ricordate. Questa sera il Signore ci consegna queste parole che dobbiamo essere capaci di fare nostre. Sono le parole che contano.

Mi soffermo su tre espressioni in maniera particolare:

  • Se uno mi ama, osserverà la mia parola. E il Padre lo amerà. E noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di Lui.
  • Manderò a voi il Paraclito, lo Spirito, che vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che io vi ho detto.
  • Vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come il mondo la dà. Non sia turbato il vostro cuore, non abbia timore.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola. Tutti siamo qui perché ci diciamo credenti, ci diciamo cristiani. Però, forse, è caso che ci domandiamo se davvero amiamo il Signore. Seguire il Signore, vivere la fede è riconoscere l’amore del Signore. Spesso si dice: se sono buono, se mi comporto bene, verrò accolto dal Signore e merito il Paradiso. Ma non è così. Gesù ci dice il contrario, capovolge completamente questo modo di pensare. Perché prima di tutto noi siamo amati. È Dio che ci ama e siamo chiamati ad accogliere questo amore dentro la nostra vita. Solo così saremo poi capaci di amare.

Ma noi lo abbiamo incontrato il Signore? Vedete, sorelle e fratelli, finché Dio è un discorso, finché Dio è un gruppo, finché Dio è un’attività, non è Dio. Quando Dio mischia la sua pelle con la mia, quando Dio me lo sento addosso, quando Dio è la mia forza nei problemi che non mancano a nessuno, quando Dio è la mia spina nella carne che vuole ribellarsi a Dio, quando Dio è Dio dentro la mia vita, allora posso dire davvero di aver incontrato il Signore. Che davvero il Signore mi prende per mano, mi accompagna e mi guida. Ogni volta che veniamo a Messa diciamo che il Signore Gesù è il Signore della nostra vita e della nostra storia. Non so se è sempre così, però. Questo momento che stiamo vivendo, questa nostra celebrazione, serve fermarci affinché possiamo davvero verificare il cammino della nostra fede e della nostra vita, per essere davvero cristiani dentro; cristiani che hanno fatto la scelta di prendere tra le mani il Vangelo, di non vergognarsi mai del Vangelo, di viverlo, perché sanno che il Vangelo è la forza della loro vita. Se uno mi ama, osserverà la mia parola. Quella parola che è Gesù stesso. Quella parola che dona direzione ai nostri passi, senso alla nostra esistenza come cristiani, come credenti. Siamo tutti chiamati ad aprire il nostro cuore per accogliere questa Parola dentro la nostra vita.

Miei cari fratelli, a voi in maniera particolare, questa sera, verrà consegnato il Vangelo. Vuol dire che sarete a servizio della Parola, a servizio del Vangelo. Chiamati per annunciare. Ma nessuno potrà mai evangelizzare se prima non si lascia evangelizzare. Lasciatevi evangelizzare. Ci sia sempre questa familiarità con la parola di Dio. Pregatela. Meditatela. Lasciate che questa parola vi abiti nel cuore. E poi potrete proclamarla e annunciarla. Oggi più che mai questo mondo, questa storia ha bisogno della parola di Dio, perché ha sete di Dio. Ma fate che prima di tutto sia la vostra vita a parlare, che non ci sia dissonanza tra la parola che annunciamo e la vita che viviamo. Parola e vita devono camminare sempre insieme. Vale per tutti noi. Per questo è importante sentire il desiderio di conversione, perché sempre di più il Signore possa essere Signore dentro al nostro cuore, dentro la nostra vita.

Noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di Lui. Fratelli, sorelle, Dio cerca casa, Dio sta cercando la tua casa, e la casa è il tuo cuore. Non avere paura di aprire il tuo cuore e lasciarti raggiungere da quello sguardo, da quella tenerezza, da quell’amore, dall’amore di Dio. È quell’amore che ti rimetti in piedi, che ti dona forza, che ti spinge a non darti mai per vinto, a non arrenderti, ad andare avanti. Innamorato della vita, innamorato di questa storia, da protagonista. Vale per tutti, per ognuno di noi.

Noi verremo e prenderemo dimora presso di lui. Bellissimo questo noi verremo. Dio è comunione e viene sempre, continuamente viene, come continuamente chiama. Allora, oltre alla Parola, miei cari fratelli, la consegna che faccio a voi, è quella di essere sempre, ovunque, costruttori di comunione. Questo sarà possibile nella misura in cui sarete capaci di amare la nostra Chiesa. Amate la Chiesa. Questo dono del Diaconato, questo ministero che vi viene affidato, questo servizio a cui siete chiamati – perché è un servizio, non è un luogo di potere, non è un privilegio; metaforicamente questa sera vi regalerò un grembiule perché possiate sempre indossarlo -, sia sempre dettato dall’amore per la Chiesa. Questa Chiesa, con le sue contraddizioni, con le sue fragilità, con la sua povertà, amatela e servitela. Con gioia.

Manderò a voi il Paraclito che vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che io vi ho detto. Vuol dire che nel cammino non saremo mai soli: lo Spirito Santo è sempre presente e ci guida. Lo Spirito Santo è il Maestro Interiore. Paraclito vuol dire: colui che è chiamato vicino, proprio per indicare questa presenza, questa vicinanza. Nel linguaggio Forense, è l’avvocato, colui che ti sostiene, ti incoraggia, ti dona fiducia. Questo Spirito vi insegnerà ogni cosa. Significa una cosa molto importante: guai a pensare di aver capito tutto; si è mediocri se si pensa così; abbiamo tanto da imparare. E, per poter imparare, occorre l’umiltà. Quanto è bello un diacono umile, un prete umile, un vescovo umile, che ha ancora tanto da imparare. Lo Spirito è il Maestro Interiore proprio perché ci insegna, ci insegna a cogliere il senso delle cose che viviamo, anche quando sembrano assurde, anche quando ci riesce difficile capire; e ci aiuta a leggere la nostra storia per aiutarci a accogliere l’opera di Dio nella nostra vita, che non viene mai meno. Pensate alle vostre storie, lo abbiamo condiviso nel nostro incontro di qualche sera fa quando vi siete raccontati; quanto è stato bello quel racconto! E lo Spirito Santo vi ha aiutato a cogliere il momento in cui il Signore è passato nella vostra vita, ha bussato alla porta del vostro cuore e vi siete accorti che, oltre alla bellezza del vostro matrimonio, vi stava chiedendo altro. E avete risposto il vostro eccomi. Ma anche quell’eccomi non è semplicemente capacità vostra, quel sì non nasce soltanto dalla vostra intuizione, ma quel sì, quell’eccomi, lo ha suscitato lo Spirito Santo.

E vi ricorderà tutto quello che io vi ho detto. Ricordare significa riportare al cuore. Riportare al cuore vuol dire che oggi più che mai abbiamo bisogno di questo cuore. Ritorniamo alla liturgia del cuore. Ritorniamo ai riti del cuore. Ne abbiamo tutti bisogno, perché se non c’è il cuore, qualunque cosa facciamo, qualunque cosa diciamo, stiamo semplicemente fingendo, stiamo indossando una maschera; ma davanti a Dio le maschere non funzionano. Torniamo al cuore. Ripartiamo dal cuore e lasciamo che il nostro cuore venga davvero abitato dalla presenza dello Spirito, Dio comunione. Per poterlo amare e per poter amare.

E, poi, ancora: vi lascio la pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo, io la do a voi. Sapete bene che quando Giovanni scrive sta sicuramente pensando alla pax romana, quella pace che veniva imposta, fatta di prepotenza e di potere. Non è questa la pace che ci dona Gesù. La pace che ci dona Gesù non è assenza di inquietudini, sono mani sporche di dubbi, di fatiche, anche della fatica di credere, ma con la certezza che il Signore è presente nella tua vita e non ti abbandona mai. È questo che ti permette di cogliere il senso della pace; è quella che nasce dal sentirsi amati, custoditi, protetti. Questa è la presenza di Dio nella nostra vita, ed è da qui che nasce la pace. Per essere a nostra volta artigiani di pace nei contesti in cui siamo chiamati a vivere. Perciò: non sia turbato il vostro cuore; è Gesù che ce lo sta chiedendo. La pace è già dentro di noi, nel nostro cuore. Io capisco che se pensiamo a quello che succede nella nostra vita, alle fatiche che dobbiamo attraversare, alle inquietudini che ci abitano: ai voglia che turbamento. Penso alle fragilità, alla solitudine, al dolore, alla malattia, a quei momenti in cui vorremmo tornare indietro per provare a dare un’altra piega alla nostra esistenza, a tutte quelle volte in cui ci sentiamo incompresi nonostante il bene che vogliamo fare e poi, magari, tante volte anche per quel bene veniamo pugnalati alle spalle: quanta fatica a fidarsi e ad affidarsi. Per non parlare di quello che sta succedendo anche a livello mondiale, come non pensare a Gaza, a tutti i bambini che stanno morendo di fame, come non gridare quel bisogno di pace giusta e di giustizia. Come non gridare il bisogno di pace giusta per quello che sta accadendo nell’Ucraina o in altre parti del mondo. E tutto questo ti spaventa, è la nostra umanità, non può non essere così, guai se non fosse così. Però stasera il Signore ci sta consegnando una parola: dinanzi alle ingiustizie non voltarti dall’altra parte, fai la tua parte, diventa anche tu artigiano di pace, grida la pace. Da questa sera vogliamo gridare questo desiderio, questo bisogno di pace per il mondo intero, lo portiamo sull’altare, lo mettiamo nelle mani del Signore, ma deve poi diventare vita, usciti fuori da quella porta, ma già dentro a questa nostra chiesa stasera. Vi lascio la pace, vi do la mia pace, dice Gesù, per dirci che la pace è possibile ed è il primo dono del Signore risorto. È possibile e dobbiamo crederci.

Servizio della parola. Costruttori di comunione. Artigiani di pace. Tra un po’ salirete sull’altare, sarete anche al servizio dell’altare. E questo servire all’altare mi auguro e vi auguro che per voi possa significare ogni giorno di più questa relazione personale con il Signore Gesù, questa intimità da vivere con Lui, perché la pace diventi concreta nella vostra vita e nelle vostre scelte, nella vita e nelle scelte di ognuno di noi. Cercate sempre il Signore. Lasciatevi raggiungere da Lui. Fate che il Signore possa abitare la vostra vita e il vostro cuore. Cercate ogni giorno l’intimità con Lui. Non abbiate paura di stare in ginocchio davanti al Signore, perché sarà quello stare in ginocchio a rimettervi in piedi e a darvi la possibilità di stare in piedi tutti giorni della vostra vita.

E, da quell’altare, sarete chiamati a servire i poveri. Il Vangelo è connesso con i poveri. I poveri mi hanno insegnato a leggere il Vangelo e a viverlo. Ma ricordatevi che non c’è servizio se non c’è condivisione. Scegliere di servire i poveri significa condividere la storia e la vita dei nostri poveri e significa anche lasciarsi evangelizzare da loro, perché si parte sempre non dalla loro povertà, ma dalla loro libertà.

E quando, per mille motivi, anche voi, come tutti, vi sentirete stanchi, non scoraggiatevi. Guardate a Maria. Sentitevi benedetti nel suo cuore. E quando penserete di non farcela, lasciate che la Madonna possa ricordarvi quel grembiule che indosserete questa sera; il vostro sguardo possa essere rivolto su quel grembiule che vi darà il coraggio e la forza di superare ogni stanchezza, perché in esso è disegnato il volto del Cristo che vi sta chiamando e che voi state scegliendo di servire e di seguire. Siate ovunque testimoni di speranza, ne abbiamo tutti bisogno.

È il mio augurio per voi, è l’augurio di questa Chiesa, è l’augurio di questa gente che venuta qui questa sera per sostenervi con la preghiera. A tutte le comunità dove siete cresciuti, dove avete sperimentato la grazia del Signore, dove avete ascoltato la sua voce e avete scelto di seguirlo, la mia più profonda gratitudine.

Amen.

condividi su