Carissimi fratelli e sorelle,
con immensa gioia e profonda gratitudine, sono felice di essere con voi questa sera e di accogliervi nella nostra città partenopea per incontrarci, pregare insieme e insieme rinnovare lo slancio della nostra testimonianza comune di fede. Napoli, con la sua tradizione di accoglienza e di dialogo, di fraternità e solidarietà, con la sua identità di città mediterranea, crocevia di popoli e culture, è davvero una terra “ecumenica”, dove la speranza è pane quotidiano, e il prendersi per mano, un gesto spontaneo, che crea immediata intimità e simpatia: mi auguro davvero che questa sia l’esperienza che le nostre Chiese possano vivere oggi, ritrovandosi per condividere la stessa speranza, rinnovando l’impegno a camminare insieme verso l’unità, testimoniando un amore che supera ogni divisione.
Il nostro odierno ritrovarci è ancora più speciale, poiché inserito nelle celebrazioni per i 1700 anni del Concilio di Nicea, Concilio che ha avuto il coraggio di affrontare le sfide del suo tempo, aprendo la strada alla Chiesa indivisa e sottolineando l’importanza della fede in Cristo come fondamento della nostra unità. Proprio per questo oggi siamo chiamati a fare memoria non solo delle nostre diversità, ma anche della ricchezza che deriva dalla nostra unità in Cristo.
“Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo! Amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze.” Questa Parola, che tra un po’ sarà nuovamente annunciata in questo luogo e nei nostri cuori, ci richiama a ciò che conta davvero: l’amore. L’amore vero, che chiede tutto: cuore, anima, forze. L’amore che chiede di entrare nella vita di ogni giorno, di mescolarsi alle relazioni, di diventare carne nei gesti concreti. Gesti di comunione e di unità, di perdono e riconciliazione.
L’amore di Dio infatti non è un tesoro da custodire in segreto, non è un’esperienza privata. È un pane da condividere, da donare, a mani larghe e con cuore felice. È in quest’amore messo in circolo con generosità che possiamo riscoprirci ogni giorno compagni di viaggio, aiutandoci a guardare che ciò che ci unisce è sempre molto di più, decisamente di più, di ciò che ci divide. E questa scoperta quotidiana di unità e comunione può divenire una parabola per questo mondo lacerato da guerre e conflitti, mondo che ha bisogno di profeti di speranza, profeti di un tempo di pace in cui la fraternità sia più forte della divisione.
Don Tonino Bello, un profeta del nostro tempo a cui sono molto legato, ci ha insegnato la bellezza del ritrovarsi nella “convivialità delle differenze”. Differenze che possono arricchire, ma che quando si trincerano dietro a muri alti finiscono per ferire. Ma il nostro essere qui ricorda a ciascuno di noi che non siamo costruttori di muri ma di ponti!
Sorelle e fratelli in Cristo, il nostro ritrovarci in preghiera ci ricorda anche che l’unità non è un’impresa nostra ma un dono da accogliere, da invocare e da custodire con umiltà e gratitudine.
Perché è un cammino che nasce dall’operare incessante dello Spirito, un cammino fatto di piccoli passi, di mani tese, di cuori aperti, di amore donato e ricevuto. Amiche, amici, il mondo non aspetta da noi teorie, ma gesti concreti. Uomini e donne affamati di giustizia, di pace, di dignità, non troveranno risposta nelle nostre discussioni, ma nella capacità che avremo di accoglierli come fratelli e sorelle e di testimoniare la bellezza dell’amore di Cristo. Sono certo che il futuro dell’evangelizzazione passa anche da questo: dal nostro saper essere un cuore solo e un’anima sola. Chiediamo per questo questa sera, insieme, al Signore, di aiutarci in questo cammino.
Signore Gesù, Risorto e Vivente,
tu che hai spezzato il pane con i tuoi discepoli,
insegnaci l’arte della convivialità delle differenze.
Donaci occhi nuovi per vedere nell’altro, nella sua storia, nella sua fede, un dono che arricchisce e non una minaccia che divide.
Apri le nostre mani, perché sappiamo accogliere e non trattenere, e rendi i nostri cuori capaci di amare oltre ogni confine.
Tu che sei venuto per abbattere i muri dell’ostilità, insegnaci a costruire ponti di riconciliazione.
Tu che hai fatto della croce uno strumento di unità, guarisci le ferite della nostra divisione e trasforma le nostre differenze in armonie che cantano la bellezza del tuo amore.
Signore Risorto, rendici tuoi discepoli nel cammino dell’unità.
Insegnaci a camminare insieme, anche quando il passo è incerto.
Concedici di essere testimoni credibili di un’unità che non nasce dai nostri sforzi, ma dalla tua grazia, e che abbraccia nella carità ogni popolo, lingua e nazione.
E conducici verso il giorno in cui tutti, insieme, lodando il tuo nome, saremo un’unica famiglia che cammina insieme, seguendo Te, al passo degli ultimi.
Amen.